(Gli strumenti che stanno partecipando alla ricerca)
A CHE PUNTO SIAMO
I risultati della ricerca dovrebbero essere resi pubblici tra qualche mese, ma nel frattempo si cerca di capire a che punto sono arrivati i ricercati di Eht. Dall'inizio dello studio son passati circa due anni e, anche se i risultati dovevano essere svelati l'anno appena trascorso, la quantità di dati acquisiti ha ritardato il fatidico appuntamento. Va infatti considerato che sono state immagazzinate informazioni pari a dieci Petabyte messe al sicuro in oltre mille hard disk. I primi rumors, comunque, provengono dallo studio di una laureanda aggregata al gruppo di scienziati, tal Sara Issaoun, così si legge nel sito ufficiale del progetto Eht. Ad ogni modo va fatta una precisazione, più che fotografare la faccia del “mostro” (un buco nero trattiene la luce a se, dal suo interno non può uscitre nulla), gli scienziati sperano di immortalare l'immagine dell'ombra dell'orizzonte degli eventi. E per far questo si spera di ottenere il quadro attraverso la cosiddetta Interferometria di base, una tecnica che combina il potere di osservazione e i dati dei telescopi di tutto il mondo per creare un radiotelescopio gigante virtuale: l'Eht, appunto
IL COMMENTO
«Parliamoci chiaro, si tratta di un’osservazione pressochè impossibile, ma è un progetto atteso da tanto tempo e che ci fa davvero sognare - aveva commentato all'epoca Marcello Giroletti, dell’Ira-Inaf (Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica -. Il buco nero non emette radiazione, quindi il risultato dello scatto sarà la sua “ombra”. Chissà se riusciremo ad osservare e a comprendere cosa succede quando la materia cade all’interno di un oggetto così».
I PROTAGONISTI
Come già detto il tentativo di fotografare Sagittarius A* sarà realizzato da ben otto radio osservatori sparsi nel nostro pianeta tra i quali Alma ((Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), uno strumento, anzi una serie di strumenti posizionati sull’altopiano di Chajnantor nelle Ande cilene, composto da ben 66 antenne di alta precisione. Ci sarà poi anche il South Pole Telescope, un radiotelescopio di 10 metri di diametro situato al centro dell’Antartide, presso la base Usa Amundsen-Scott. Va ricordato che al progetto partecipano anche l’Istituto Max Planck per la Radioastronomia degli Istituti Max Planck, l’Osservatorio Nazionale Astronomico del Giappone a Mitaka, la National Science Foundation e l’Università del Massachusetts.
(L'Atacama Large Millimeter/ submillimeter Array (ALMA) visto dall'alto. Il sito dell'Osservatorio si trova a 5 mila metri sul livello del mare ed è composto da una sessantina di radiotelescopia. Si trova sull'altopiano Chajnantor nel deserto di Atacama, nel nord del Cile).
IL RUOLO DI ALMA
L’italiano Ciriaco Goddi, astronomo presso l’Alma Regional Center a Leiden, in Olanda, illustra il compito dello strumento posizionato in Cile. «Un elemento fondamentale per l’attuazione di questo progetto - conferma soddisfatto - è proprio l’Atacama Large Millimeter Array (Alma). È il radiotelescopio più sensibile in assoluto. È operativo nel deserto di Atacama nelle Ande Cilene, a 5.100 metri sul livello del mare, nel deserto più alto e secco al mondo». E ancora: «Alma è un insieme di 50 parabole di 12 metri di diametro ciascuna per il quale è stato sviluppato un dispositivo che lo renderà simile ad un radiotelescopio di ben 84 metri di diametro. Il compito di questo “fuoriclasse” nella rete di strumenti coinvolti nel progetto - conclude Goddi - consentirà un salto di qualità nelle prestazioni dell’Eht, permettendo di “mettere a fuoco” il buco nero supermassiccio al centro della nostra Via Lattea».
Se il 2016 e il 2017 sono stati gli anni delle onde gravitazionali, il 2019 si prospetta come quello della prima immagine di un buco nero. Aspettiamo di vedere la sua faccia, anzi, pardon, la sua ombra.
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