CONTESTATA LA RETROATTIVITÀ
L’aspetto contestato non è tanto l’aumento in sé (la tariffa è passata da 102 a 138 euro a tonnellata), quanto la retroattività a partire dal 2015 e per gli anni 2016 e 2017. Una somma, pari a oltre 10 milioni di euro, che da un lato ha salvato i bilanci della Saf, ma dall’altro rischia di far saltare quelli dei Comuni che dovrebbe recuperare le somme dagli utenti.
Nella delibera di incarico dei Comuni di Veroli, Ferentino e altri si fa osservare che qualora le amministrazioni, per pagare i conguagli, dovessero chiedere gli arretrati ai cittadini ci sarebbe il rischio di numerose controversie con il pericolo di soccombenza dei Comuni. Mercoledì una delegazione di sindaci ciociari, alla presenza del presidente della Saf Lucio Migliorelli, ha incontrato a Roma l’assessore regionale all’ambiente per chiedere l’annullamento della retroattività, ma la risposta è stata negativa. I Comuni quindi hanno deciso di ricorrere alla giustizia amministrativa.
L’INCOGNITA DEL BILANCIO
Ma ora cosa succederà con il bilancio? Dopo la fumata nera (a causa proprio della questione della retroattività) dell’assemblea Saf dello scorso 28 giugno, è stata convocata una nuova seduta per il 20 luglio. Il voto contrario dei Comuni a guida centrodestra appare scontato, l’approvazione dunque dipende da quello che faranno le amministrazioni di centrosinistra, molte delle quali hanno deciso di ricorrere al Tar. Ricorso che potrebbe partire azzoppato se i sindaci di area Pd decidessero di approvare il bilancio, una contraddittorietà che potrebbe incidere sulla decisione dei giudici. D’altra parte però se non dovesse passare il bilancio, la situazione della Saf, una società di cui i Comuni sono i soli soci, si metterebbe molto male.
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