La Nazionali imbattibili Fortissimamente Volley
Velasco e l'Italia del secolo

Gli azzurri del volley festeggiano con Velasco
di Andrea Lucchetta
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Venerdì 13 Dicembre 2013, 15:37 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 09:20
era una volta una squadra di pallavolo con la maglia azzurra e il tricolore sul petto, che vinceva tanto, quasi tutto. Per tre volte di seguito diventata campione del mondo. E alla fine fu festeggiata come squadra del Secolo Ventesimo...



Potrebbe essere l’inizio di una favola che qualche nonna leggerà nel futuro ai nipotini. In realtà è solo l’estrema sintesi delle imprese della Nazionale italiana di pallavolo negli anni Novanta.



La storia di come è nata la squadra del secolo, la nostra storia, è più semplice di quello che si può pensare. Una storia fatta di passione e di ore passate in palestra, di qualità e voglia di arrivare, di sacrifici, di convinzione, di amicizia. Soprattutto una storia condita da tante e tante vittorie: tutte meritate sul campo non solo con la bravura, ma anche con il carattere di chi crede in quel che fa e dà tutto per ottenerlo.



Ci tengo subito a sottolineare che la nostra Nazionale di pallavolo maschile è una delle tante bellissime realtà dello sport di squadra d’Italia, che si è coperto di gloria e medaglie nelle piscine con il Settebello maschile capace di vincere tre ori olimpici ed altrettanti mondiali, ma anche con quello femminile a sua volta campione olimpico e due volte iridato; che è arrivato due volte nella finale olimpica sotto canestro; che è salito sul gradino più alto del podio mondiale anche con le ragazze del volley. Grandi vittorie, grandi trionfi, grandi gioie.



Ma per cercare di far capire quale è stata la nostra particolarità devo tornare indietro nel tempo e vedere da dove siamo partiti. La pallavolo italiana prima dell’età dell’oro iniziata nell’Europeo di Stoccolma, dove salimmo per la prima volta più in alto di tutti, era quasi ai margini del movimento mondiale. Qualche medaglia, meritatissima, ma inaspettata l’aveva portata a casa (c’ero anch’io a Los Angeles nel 1984 quando salimmo sul terzo gradino del podio olimpico), senza però riuscire a dare continuità alle imprese. Il movimento era vivo, in crescita e soprattutto stava lavorando per vincere.



La squadra del secolo nacque nell’estate del 1989. In panchina era arrivato Julio Velasco, che ci insegnò l’arte del sacrificio e del lavoro, indispensabile per arrivare in alto, cancellando scusanti ed alibi. Ci fece capire che attraverso questo percorso avremmo potuto vincere. E la cosa si concretizzò a Stoccolma nell’Europeo dove l’Italia del volley, da brutto anatroccolo, divenne uno splendido cigno.



Da quel momento in poi fu un susseguirsi di emozioni e di vittorie, figlie delle tante ore passate in palestra o davanti a un video. Nel 1990 diventammo campioni del mondo, al termine di un’avventura davvero degna di un romanzo. In soli dodici mesi avevamo avuto una trasformazione, che vorrei dire genetica: eravamo ormai una squadra importante, con obiettivi chiari. Ma con un tabù: battere Cuba.



La squadra che schierava El diablo Despaigne era la nostra bestia nera. Ci aveva tolto la Coppa del mondo, ci aveva battuto in quasi tutte le amichevoli prima del Mondiale, ci aveva stordito nella gara più importante della prima fase giocata a Brasilia. Man mano che passavano le giornate, che l’adrenalina saliva, che le responsabilità crescevano, acquisivamo sempre più coscienza del nostro valore, ma per certificarlo dovevamo battere Cuba. E ci riuscimmo in quella serata al Maracanazinho, in quella finale che ci portò sul tetto del mondo, che ci consacrò fenomeni, prima per il nostro piccolo grande mondo della pallavolo. Poi per tutti.



Da quel momento il cambiamento fu definitivo, per me e i miei compagni, per i giovani che spingevano dietro di noi, per quelli delle generazioni successive. La Nazionale italiana di pallavolo maschile divenne un mito, divenne una leggenda. I trionfi mondiali arrivarono uno dietro l’altro: ad Atene nel 1994 e poi a Tokyo 1998. Insieme a una pioggia di medaglie conquistate in ogni latitudine.



È così che abbiamo meritato il titolo di squadra del secolo, che la federazione internazionale del nostro sport ci ha ufficialmente riconosciuto in una grande festa in Argentina.



«C’era una volta una squadra di pallavolo con la maglia azzurra ed il tricolore sul petto, che vinceva tanto, quasi tutto. Per tre volte di seguito è diventata campione del mondo. E alla fine fu festeggiata come squadra del Secolo Ventesimo... ed io ne sono stato il primo capitano».
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