Sanremo, ora si cambia: il prossimo
sarà un festival autarchico

Adriano Celentano
di Marco Molendini
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Domenica 19 Febbraio 2012, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 21:14
SANREMO - Dopo Celentano il diluvio. Sar l’effetto Adriano, sar che la Rai si prepara a vivere una nuova stagione (tagli e sobriet, le parole d’ordine), una cosa certa: il prossimo Festival sar molto diverso.



Un Sanremo autarchico, che rinuncia ai supercompensi (leggi Molleggiato), che gestisce in proprio l’organizzazione (con la nuova direzione intrattenimento affidata a Giancarlo Leone) e che ha intenzione di rivolgersi alle risorse artistiche interne.



In prima linea i personaggi che a Raiuno già gestiscono le prime serate. Antonella Clerici, ovviamente supercandidata, poi Carlo Conti, Fabio Fazio, Milly Carlucci. Basteranno? I dubbi sono legittimi, considerando che a Carlo Conti si era già pensato quest’anno, salvo poi cambiare idea. Il rischio è una falcidia degli ascolti. E anche il direttore di Raiuno, Mazza, non nasconde qualche dubbio: «Sarà un Festival senza superospiti e supercachet, mi dispiacerebbe che fosse pure senza superascolti».



Ma non finisce qua: l’intenzione è di dire no ai superagenti (come Lucio Presta, che ha guidato la macchina organizzativa degli ultimi anni). Certo è che Antonella Clerici fa parte proprio della scuderia Presta. E Fazio, che nel passato ha condotto Sanremo di grandissimo successo (e forse non gli dispiacerebbe rifarlo: chissà), realizza il suo Che tempo che fa con Endemol. Quanto agli agenti come Presta, Caschetto e Ballandi, gestiscono buona parte dello star system televisivo. Insomma, sarebbe difficile lavorare senza di loro. Anche se a viale Mazzini pensano che sia possibile trovare un accordo, puntando su un progetto solido che dovrebbe partire da giugno e non da dicembre come è successo stavolta.



Non c’è dubbio che, nonostante il trionfo d’ascolti (la finale è stata seguita dal 57,43 per cento, roba che non succedeva dal 2002, con punte dell’82 per cento al momento della vittoria di Emma), la Rai in questi giorni abbia vacillato. Indecisa a tutto su Celentano (firmare non firmare?), poi, data carta bianca all’artista, sono cominciati i ripensamenti. Le uscite di Adriano hanno acceso il fuoco. Il direttore artistico Mazzi ha annunciato le sue dimissioni, Morandi ieri, pur felicissimo, si è schierato con Claudia Mori asserendo che la contestazione a Celentano era stata organizzata. Con Adriano Gianni aveva fatto colazione e ha riportato il suo consiglio («bisogna saper vincere»), ma è stato deciso nell’accusare: «I fischi sono stati pilotati. Non so da chi. E’ impossibile che qualcuno spontaneamente volesse contestare Celentano».



«Erano pochi, ma non erano messi lì da qualcuno. Posso dirlo perchè ero proprio lì» ha risposto Marano, vicedirettore generale inviato all’Ariston dopo la prima blitz di Celentano. E la sua presenza è la conferma di come a viale Mazzini si sia avvertito un vuoto aziendale sul Festival. Da due anni non c’è un capostruttura che lo segue (nel passato lo hanno fatto, fino a identificarsi con la macchina, gente come Maffucci e poi Raveggi).



La Rai non ha voce in capitolo su nulla. E l’assenza si è avvertita anche nella serata finale, quando è stata fatta girare un’anonima nota (c’era da vergognarsi?) di plauso a Celentano dopo il suo intervento attribuita a ambienti di viale Mazzini. Questo prima dello scontro verbale fra Claudia Mori e il consigliere Verro seduto in platea, e prima dell’uscita critica del presidente Garimberti. Verro, che già l’anno scorso aveva contestato Presta e Mazzi, ieri non si è fatto pregare per dire la sua: «L’azienda fa bene a non rinnovare il contratto all’attuale direzione artistica». La domanda a questo punto è: la Rai, come è oggi, è in grado di gestire la macchina festivaliera?


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