Ferruccio Ferragamo: «Il fashion frena ma il made in Italy non si fermerà»

Ferruccio Ferragamo: «Il fashion frena ma il made in Italy non si fermerà»
di Maria Latella
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Martedì 23 Dicembre 2014, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 18:28
Il crollo del rublo in Russia. La stretta anticorruzione in Cina. Il mercato del fashion che spesso coincide con i brand italiani, festeggia cautamente la fine del 2014 e guarda con circospezione all'arrivo del 2015. In questi anni i russi sono stati devoti, entusiasti clienti della moda e degli accessori made in Italy, ma adesso? Nel 2013 alla voce «moda e accessori» l’export in Russia contava 935 milioni di euro. L’Italia era il fornitore numero 2, secondo soltanto alla Cina e, sempre guardando al periodo gennaio-ottobre 2013, la Russia si piazzava al sesto posto tra gli acquirenti di moda e accessori italiani. Che succederà nel 2015? Molti pensano che l’anno in arrivo decreterà il rafforzamento dei brand di fascia medio alta, più accessibili rispetto al lusso estremo idolatrato nell’ultimo decennio tra Mosca e Pechino. Nella capitale cinese, peraltro, il governo ha di recente posto limiti severi ai regali in uso per ingraziarsi i burocrati. Vengono considerati il gradino iniziale della spirale di corruzione che il governo intende arrestare. D’ora in poi, invece di entrare in uno dei tanti show room del lusso a Pechino o Shangai chiedendo dieci borse di Gucci, di Vuitton, di Ferragamo, coloro che intenderanno socializzare con i burocrati cinesi scenderanno nella gamma del pensierino: piu' portamonete e meno borse da duemila euro l'una.



Per scrutare insieme il 2015 abbiamo chiesto a Ferruccio Ferragamo, presidente dell'azienda di famiglia, una previsione sull'anno che verrà.



Ferragamo, sarà l’anno del lusso accessibile o nel mondo si continuerà a spendere per accessori e abiti ipercostosi?

«Ho sempre pensato che anche il lusso deve fare i conti col valore del singolo bene. Parliamo di prodotti di grande qualità che tra le loro missioni hanno quella di far sognare, ma ci vuole sempre una relazione tra sogno e costo reale. Da sempre, in azienda, insisto molto sul fatto che noi produciamo lusso, ma non siamo i soli, e che dobbiamo ricordare che abbiamo prodotti in diverse fasce di prezzo».



Perciò se dovesse sintetizzare con un claim il 2015 di Ferragamo che cosa direbbe?

«Dobbiamo far sognare ma con ragionevolezza».



Come valuta gli effetti della caduta del rublo?

«Per ora stiamo constatando una sensibile riduzione dei turisti in arrivo dalla Russia. Tenuto conto di quel che sta succedendo al rublo e'un dato fisiologico e, spero, temporaneo. Certo, in Europa il calo si avverte di più».



È stato di recente in Russia?

«Non io, ma ho ascoltato in diretta le impressioni di mio fratello Leonardo e dell’ad Michele Norsa che sono stati a Mosca un mese fa, il 27 novembre, per l’inaugurazione di un nostro negozio. Leonardo mancava da qualche anno e mi è sembrato fiducioso in una ripresa del mercato. In Russia abbiamo nove punti vendita, quattro dei quali a Mosca, ma costituiscono una parte minuscola nel panorama dei 630 punti Ferragamo nel mondo».



Russia a parte, che previsioni fa per la produzione del lusso? Anche i cinesi sembrano rallentare i consumi.

«Forse anche loro stanno evolvendo verso consumi più selezionati, meno compulsivi. E tocca a noi capire, adeguarci al cambiamento. In questo momento non vince il più forte ma il più veloce nell'intercettare i mutamenti del mercato. Quanto alla Cina, il tasso di crescita in questi anni è stato talmente alto che un rallentamento ci sta. E poi, si stanno affacciando nuove città. I cinesi le chiamano "piccole", ma per noi sono milioni di nuovi potenziali consumatori. Diciamo che sono moderatamente ottimista».



Il moderato ottimismo declinato in cifre?

«Nel 2014 Ferragamo si è collocata nel gruppo di testa delle società quotate, sia per crescita che come redditività. È un dato che ci conforta, ma non ci rilassa. In azienda lavorano persone fantastiche e questo fa ben sperare, ma il mondo della moda è in continua evoluzione, non è il momento di riposare. Siamo soddisfatti di una crescita del 5% rispetto al 2013, questo sì».



Da quali mercati arrivano le buone notizie?

«Nel 2014 c’è stata la ripresa di mercati dormienti come il Giappone. Abbiamo sofferto un po’ a Hong Kong, per i noti scontri che hanno visto in piazza gli studenti. Il trend si manterrà positivo se alla continua ricerca di qualità e novità si unisce il legame con la tradizione. Soprattutto se non ci rilasseremo di fronte a risultati positivi: la notorietà del marchio va guadagnata ogni giorno».



Il 2015 sarà l’anno del definitivo trionfo dell'e-commerce?

«L’e-commerce genera incassi in modo diretto e indiretto, comunica subito quel che un brand sta facendo. Siamo all’opera, i primi risultati sono incoraggianti».



Lei insiste spesso sul concetto di un mercato della moda in rapida evoluzione. Talmente rapida che in poche ore la Kering, e Gucci, hanno fatto a meno della creative director Frida Giannini e del ceo Patrizio DeMarco. Che ne pensa?

«Sono un concorrente e guardo da esterno a quel che accade in casa altrui. Penso che la nomina del nuovo ceo, Marco Bizzarri, sia un’ottima mossa. Non lo conosco personalmente ma conosco le sue performance».



Lei vive a Firenze ed è amico e sostenitore di Renzi. Amicizia a parte, quale giudizio dà del suo primo anno di governo?

«Il voto sarebbe basso se si guarda ai risultati ottenuti, ma se si valutano i processi messi in atto sono fiducioso. Gli darei sicuramente un 7+. Sono fiorentino, sono italiano ma viaggio molto e vedo che i problemi dell’Italia sono i problemi del resto d’ Europa, che peraltrpo si è molto indebolita. Dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato e le regole non sono più le stesse. Per il 2015 spero si semplifichi davvero la doppia burocrazia, la nostra e quella europea. Costa molto e spesso è inutile. Spero anche che ci si ricordi dei tanti giovani fantastici che stiamo tenendo in panchina. Quando possiamo permettercelo, in Ferragamo li assumiamo perchè sono un plus: preparati, motivati, un vero vantaggio per le aziende. Spero che ci sia attenzione al mondo giovanile: è la nostra più grande piaga».



Nei suoi viaggi le chiedono dell'Expo di Milano?

«Veramente no. I miei amici all'estero non me ne parlano molto. Non credo che l’Expò risolverà i problemi, c'è il rischio piuttosto che li evidenzi se non facciamo bene. Expo sarà però l’occasione per mettere in luce le nostre potenzialità. Speriamo di non sprecarla, di presentarci con i fatti. E con cose belle».