Il ko della Seleçao si riflette sul paese
Il Brasile è pesto ma ancora vivo

Il ko della Seleçao si riflette sul paese Il Brasile è pesto ma ancora vivo
di Gianfranco Teotino
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Giovedì 10 Luglio 2014, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 15:30
Neanche nei miei incubi peggiori era mai successa una cosa cos. Dilma Rousseff, la presidente del Brasile sotto shock, sceglie Christiane Amanpour di Cnn, una delle pi grandi giornaliste del mondo, per rivendicare che proprio di una grande nazione reagire a una simile sconfitta e provare a scuotere la sue gente. Che per la verità non ha avuto la stessa reazione di tragico sgomento di 64 anni fa. Il Maracanazo si è trasformato in Mineiratzen, alla tedesca, ma stavolta non si contano i suicidi. Il Brasile si è risvegliato pesto ma vivo, indaffarato come al solito a San Paolo, pigro come al solito a Rio. La differenza rispetto al 1950, oltre che essere naturale conseguenza di crescita sociale e civile, è data soprattutto dal fatto che allora si trattò di una vergogna nazionale, avevano perso tutti, qui si parla di una vergogna della nazionale, di questa Seleçao nella quale non credeva quasi nessuno: non piaceva, tutti ne prendevano le distanze. Ovvio però che adesso cresca la preoccupazione per quanto potrà accadere sul piano economico, politico e sociale.

Non era ancora finita la partita che già erano ripartiti, nello stadio di Belo Horizonte, i cori contro Dilma (“Vai a fare..“), interrottisi come per magia con il fischio d’inizio del Mondiale. La presidente stava guardandola alla tv nel Palacio do Planalto, il Quirinale di Brasilia. Con i suoi collaboratori, ha immediatamente pianificato una nuova strategia di comunicazione. Dopo il primo tweet da tifosa – “Sono molto, molto triste” – ha subito provato a scuotere il Paese: «Dispiace immensamente, ma non ci dobbiamo piegare. Rialzati Brasile». E poi su Facebook: «Continueremo a mostrare al mondo che anche senza la Seleçao in finale noi vinciamo fuori dal campo». Con buona pace di Felipao. Ancora più esplicito il messaggio sul profilo Facebook istituzionale della Presidenza della repubblica: «Abbiamo perso a taça (il trofeo), ma la #copadascopas è nostra». Cioè: abbiamo dimostrato che a organizzare un Mondiale siamo i più bravi di tutti.

Tite per Scolari

Vedremo se i rivali nella corsa alla presidenza vorranno utilizzare questa disfatta come argomento di campagna elettorale. Finora non hanno mai preso posizioni contrarie al Mondiale. Neves, centrodestra, l’altra sera era allo stadio a tifare e ha detto: «Una sconfitta difficile da spiegare, ma che non offusca la brillantezza del nostro calcio e tantomeno del nostro popolo». Neppure il candidato progressista Campos, che l’ha vista in tv, si è smarcato dalla linea dell’orgoglio nazionale: «Una festa meravigliosa, anche se il sogno è sfumato. Ci rifaremo nel 2018». In occasione delle elezioni precedenti, l’esito dei Mondiali di calcio non aveva mai influenzato le scelte degli elettori. Nel 1988 la sconfitta in finale con la Francia non frenò la corsa del favoritissimo Cardoso. Quattro anni dopo, il successo della Seleçao di Ronaldo il Fenomeno non aiutò Serra, candidato di governo, a evitare il trionfo di Lula. Certo, non erano campionati organizzati in casa. Ma al momento i responsabili dei principali istituti di sondaggio non prevedono cataclismi. Gli ultimi rilevamenti davano Dilma in ascesa: dal 34% al 38% in solo due settimane. Neves era al 20% e Campos al 9%. Riesploderanno le tensioni sociali? Nelle ultime ore in rete si sono moltiplicati i messaggi dei calcio-scettici. «Adesso che abbiamo perso, li vogliamo costruire questi ospedali?» uno dei più teneri. Soltanto sui prestiti erogati per costruire i nuovi stadi dovranno essere pagati 800 milioni di euro di interessi. Da aggiungere ai 9,3 miliardi già investiti per strutture e infrastrutture legate alla manifestazione. Le previsioni indicavano un impatto positivo sul Pil fra lo 0,1 e lo 0,2%. Ma ora ci sarà da calcolare sia il numero di ore di lavoro perse per vedere le partite, sia l’impatto sui consumi della rovinosa sconfitta. Per il momento c’è da registrare un crescita dell’inflazione di qualche decimale superiore al previsto. Siamo al 6,52% annuo. Anche per via degli aumenti, dal 33% al 44%, dei prezzi di alberghi e biglietti aerei. Effetto Coppa. Che gli economisti però non giudicano negativamente. «Dopo cinque anni di recessione, c’era bisogno di una scossa». Marcelo Miterhof, economista della Banca Nazionale di Sviluppo, ritiene che «un mese di esposizione internazionale è sufficiente a ripagare tutti gli investimenti effettuati». Bisognerà però poi capire, con tempi in questo caso molti italiani, quali effetti corruttivi sono stati messi in atto dalla distribuzione degli appalti. Si è parlato di 400.000 nuovi posti di lavoro. Presto verrà assunto anche un nuovo ct della Nazionale. Felipao ha le ore contate. Si scalda Tite, l’allenatore che con il Corinthians batté il Chelsea di Benitez nella Coppa Intercontinentale del 2012.
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