Israele, arrestati 6 sospetti per uccisione ragazzo palestinese e spunta un nuovo video

Mohammed Abu Khdeir
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Domenica 6 Luglio 2014, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 23:52

Sei persone sono state arrestate, sospettate dalla polizia israeliana di aver ucciso Mohammed Abu Khdeir, il ragazzo palestinese rapito a Gerusalemme est. Lo dice Haaretz ipotizzando che il dietro l'omicidio ci sarebbe un movente «nazionalistico».

Alcune fonti citate dal Guardian sostengono che gli arrestati sarebbero appartenenti a gruppi di estremisti legati al tifo calcistico violento. L'uccisione del giovane palestinese si ritiene sia stata compiuta in risposta al rapimento e all'uccisione di tre adolescenti israeliani. Intanto su internet si sta diffondendo un nuovo video che mostrerebbe i volti di due sospetti del rapimento del palestinese. Il filmato mostra una nuova angolazione della scena ripresa e già pubblicata su un altro video. Le nuove immagini forniscono nuovi particolari utilizzabili dagli inquirenti.

È stato arrestato la notte scorsa ad Hebron un terzo sospetto per l'assassinio dei tre ragazzi israeliani rapiti in Cisgiordania. Si tratta, secondo quanto riportano fonti palestinesi, di Hussam Dufash che, a differenza degli altri due arrestati, non si era allontanato da casa nei giorni successivi al rapimento. Nello stesso momento, rendono noto i media israeliani, Israele ha annunciato il ritiro delle restrizioni più dure imposte agli abitanti di Hebron dopo il rapimento il 13 giugno scorso. Da oggi ai lavoratori palestinesi verrà permesso di entrare in Israele, dopo il divieto imposto nelle scorse settimane. E sarà permesso anche di entrare a Gerusalemme durante il mese di Ramadan.

«Prometto che troveremo quelli che sono dietro a questo orribile crimine e li porteremo di fronte alla giustizia», ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu che ha inviato le sue condoglianze alla famiglia di Mohammed Abu Khdeir. «Non c'è posto - ha detto il premier, che si è recato in visita alle famiglie dei tre ragazzi ebrei rapiti e uccisi in Cisgiordania - per questi assassini nella nostra società».

Intanto gli Stati Uniti si dicono «profondamente turbati» dalle notizie di un ragazzo 15enne americano picchiato dalla polizia israeliana e chiedono «un'inchiesta veloce e credibile». È quanto ha detto la portavoce del dipartimento di Stato, Jen Paski, spiegando che un diplomatico americano ha fatto visita ieri a Tariq Khdair, che ancora si trova in custodia della polizia israeliana.

«Noi siamo profondamente turbati dalle notizie che il ragazzo è stato severamente picchiato dopo l'arresto e condanniamo con forza l'uso eccessivo della forza - ha detto la portavoce di John Kerry - Chiediamo un'inchiesta veloce, trasparente e credibile e che vengano individuati i responsabili dell'uso eccessivo della forza». Tariq Khadair, che è nato a Baltimora e vive in Florida, è cugino di Mohammed Abu Khdair, il palestinese di 16 anni che è stato rapito ed ucciso - bruciato vivo in un bosco vicino a Gerusalemme.

A Gerusalemme per trovare la famiglia, Tariq è stato arrestato e picchiato dalla polizia israeliana di fronte alla casa del cugino. Due diversi video pubblicati su Internet mostrano il pestaggio del ragazzo. La polizia si difende dicendo che il ragazzo partecipava agli scontri scoppiati a Gerusalemme dopo l'uccisione di Mohammed. Ma i familiari di Tariq affermano che il ragazzo non era coinvolto nelle violenze. Il video mostra un poliziotto che colpisce il ragazzo sulla testa prima di portarlo via, mentre fotografie scattate dopo mostrano il volto di Tariq pieno di ferite e gonfio.

Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha chiesto, in una lettera inviata al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, un'inchiesta indipendente e internazionale sul rapimento ed uccisione del ragazzo palestinese. Ricordando che i sospetti sono su gruppi di coloni estremisti, Abbas chiede alla comunità internazionale di definire questi gruppi come «organizzazioni terroristiche. Israele non fa abbastanza contro questi coloni ebrei coinvolti in attacchi contro palestinesi - scrive il presidente dell'Anp - troppo spesso i responsabili di questi atti terroristici non sono neanche portati di fronte alla giustizia».

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