Asl, i tumori come malattia cronica. La dirigente: «Terapie mirate e gioco di squadra»

Cecilia Nisticò
di Giovanni Del Giaccio
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Domenica 9 Luglio 2023, 09:12

Considerare anche il cancro come una malattia cronicizzata, per la quale c'è bisogno di una presa in carico globale che attraversi l'ospedale e il territorio senza dimenticare la specificità e la complessità dei tumori. È a questo che si lavora, anche alla Asl di Frosinone, per affrontare al meglio la sfida.

IL CONGRESSO

Di recente, a un congresso nazionale a Procida, gli oncologi italiani si sono riuniti per aggiornare il manifesto che ha l'obiettivo di promuovere l'attenzione sullo stato della lotta al cancro.

C'era anche Cecilia Nisticò, direttrice dell'unità operativa complessa di oncologia della Asl di Frosinone . «Effettivamente - dichiara - il cancro è una malattia cronica e nella nostra Asl di Frosinone stiamo lavorando per una assistenza integrata che raggiunga i pazienti in ogni parte del territorio». Si può fare in un Asl di provincia? Si sta già facendo.

LA COLLABORAZIONE

Lo conferma Paolo Pronzato, direttore della rete oncologica della Liguria, con il quale c'è una stretta sinergia: «L'accesso alla sperimentazione clinica dei nuovi farmaci deve essere considerata parte integrante dell'assistenza e garantita in tutti i centri e non limitata ai grandi istituti».
C'è bisogno di luoghi di cura che abbiano attenzione all'aspetto scientifico e quello qualitativo, dove i pazienti possano partecipare a studi clinici, dove l'approccio sia a 360 gradi. «È importante aggiunge Nisticò passare dalla visione anatomo-istologica allo studio della mutazione, aspetti che si intersecano tra loro, come la medicina di precisione e comprendere che c'è sempre meno chirurgia e più terapie mirate». Un vero e proprio gioco di squadra che richiama il percorso che già si fa con le breast unit, le unità che si occupano dei tumori al seno dalla prevenzione alla terapia, fino al follow up. «La breast unit è un modello per le altre neoplasie e ha facilitato un processo che adesso è in corso per affrontare tutti i tumori».

APPROCCIO GLOBALE

C'è il ruolo degli oncologi che fanno la presa in carico e il follow up, i controlli durante e dopo la malattia «ma ci sono tanti altri attori nel percorso, come i chirurghi, chi fa la radioterapia, gli anatomo patologi, i biologi molecolari , i palliativisti, i medici di base... dobbiamo avere un approccio globale al paziente ed è quello che cerchiamo di fare anche qui. Per dirla con il collega Pronzato, un comprensive cancer center» - aggiunge la Nisticò. Due i punti fermi: «In ogni ospedale avere un approccio multidisciplinare, un team con tanti specialisti e professionisti che possano fare una proposta diagnostico terapeutica. Al tempo stesso dice ancora l'oncologa avere reti assistenziali per un trattamento ultra specialistico che possa facilitare il percorso verso un centro specializzato e poi il suo riavvicinamento a casa, dove il territorio ha un ruolo importantissimo a partire dai medici di famiglia e per arrivare al sostegno, quando necessario, degli hospice con le cure domiciliari».
Fine dei "viaggi della speranza", quindi, anche perché i protocolli sono ormai standard e se c'è bisogno di centri specialistici è direttamente l'ospedale a dare un'indicazione.

GLI STANDARD

«Seguire il paziente prima e dopo la cura è scritto nel piano oncologico nazionale e nel documento europeo della lotta ai tumore che dà obiettivi chiari a tutte le strutture aggiunge Pronzato - dalla prevenzione ai cancer survivor». Quelli che ce la fanno e sono sempre di più, per fortuna, per i quali il tumore diventa appunto una malattia cronica. «Abbiamo in trattamento i lungo sopravviventi dice la Nisticò e lavoriamo per utilizzare farmaci specifici a seconda della mutazione che riscontriamo, questa è la nuova frontiera e a Frosinone l'abbiamo già attraversata».
E sulla strada della prevenzione cosa c'è da fare? «Mai stancarsi, proseguire con gli screening già avviati e farne di nuovi conclude la dirigente ad esempio sul tumore al polmone, su quelli allo stomaco per i quali basta una gastroscopia, mentre sui melanomi sta funzionando l'applicazione che hanno i medici di base che segnala ai dermatologi eventuali anomalie e consente di intervenire per tempo». Un bell'esempio del necessario "fare squadra"
Giovanni Del Giaccio
giovanni.delgiaccio@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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