È stato Ernesto Barile il mandante degli spari esplosi contro il Caffè Minotti di Frosinone nel marzo? La Procura lo sospetta e ora sta cercando elementi per dimostrarlo. Anzi tra le ipotesi degli investigatori ci sarebbe quella che i colpi potrebbero essere partiti da una pistola nella sua disponibilità.
Proseguono le indagini sull'intimazione nei confronti del locale di via Marittima messa a segno tre mesi fa, quando furono esplosi ben sette colpi di pistola contro le vetrine del Caffè Minotti a Frosinone. Quello era il secondo attentato ai danni del proprietario del locale di via Marittima nel giro di pochi mesi.
A dicembre ignoti avevano infranto con una mazza ferrata ben due vetrine del locale.
I carabinieri della compagnia di Frosinone, agli ordini del capitano Gianluca D' Alessandro, avevano rinvenuto alcune ogive ( la parte anteriore del proiettile) che si erano conficcate nel muro. E proprio gli esami balistici effettuati avrebbero evidenziato che i colpi sarebbero partiti da una pistola Calibro 9. E Barile avrebbe nelle sue disponibilità proprio una Calibro 9.
Ora tutto il materiale è stato spedito ai laboratori del Ris di Roma per fare le comparazioni.
Quando sono stati sparati i colpi Barile si trovava detenuto presso il carcere di Regina Coeli. Dietro le sbarre ci era finito perché accusato di lesioni e tentata estorsione ai danni del titolare del Caffè Minotti. Il 40enne, lo scorso 24 dicembre, aveva aggredito e minacciato il titolare del Caffè Minotti perché, secondo le indagini svolte dalla Squadra Mobile, avrebbe preteso la garanzia per l'acquisto di una Bmw M3 Cabrio. Richiesta respinta dall'imprenditore che il giorno dopo aveva anche denunciato l'episodio via social. La notte successiva ignoti avevano infranto le vetrine del locale. Secondo le accuse Barile sarebbe il mandante del raid notturno.
Gli investigatori stanno ancora lavorando per accertare un eventuale collegamento con quei sette colpi di pistola indirizzati al locale.