Messaggi in codice per lo spaccio a domicilio, tre persone nei guai

Messaggi in codice per lo spaccio a domicilio, tre persone nei guai
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 4 Ottobre 2022, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 08:39

Utilizzando messaggi, a volte alfa numerici altre in spiccato dialetto ciociaro, pensavano di non essere scoperti, ma non avevano fatto i conti con la rete di intercettazioni e pedinamenti messa su dai carabinieri che ha portato a galla il presunto di giro di spaccio di cocaina, eroina, hashish e metadone.
Proprio i carabinieri della compagnia di Pontecorvo e i colleghi di San Giorgio a Liri, al termine delle indagini, hanno dato esecuzione ad una misura cautelare nei confronti di tre persone (altri due sono indagati, ma senza l'applicazione di misure). Tutti di San Giorgio a Liri di un'età compresa fra i 31 e i 40 anni nei confronti dei quali viene ipotizzato il reato di spaccio in concorso. Per un 33enne il Gip del tribunale di Cassino Alessandra Casinelli, ha ordinato l'obbligo di dimora nel comune di residenza e il contestuale obbligo di presentazione, quotidiano, alla polizia giudiziaria; per altri due, un 40enne e un 31enne, il solo obbligo di presentazione, quotidiano, alla polizia giudiziaria. L'indagine è partita da una fitta rete di controllo del territorio messa in campo dai carabinieri agli ordini del capitano Bartolo Taglietti e del tenente Giovanni Fava, i quali nel 2020 intercettarono una donna che aveva appena acquistato mezzo grammo di cocaina. Nel corso dell'interrogatorio della donna, messa dinanzi ai riscontri degli investigatori, indicò il luogo d'acquisto dello stupefacente: la casa del 33enne sottoposto a misura.

LA CASA

Nell'estate del 2020, sotto il coordinamento della procura di Cassino, nella persona del sostituto procuratore Maria Carmen Fusco, si diede vita ad un'attività d'indagine attorno ad alcuni giovani di San Giorgio a Liri sospettati, appunto di smerciare cocaina, eroina e hashish.

Tra essi i tre finiti nei guai. Partono le intercettazioni telefoniche, ma anche il monitoraggio gps e l'osservazione nei pressi dell'abitazione del 33enne. Ed è proprio in questo contesto che sarebbero stati individuati altri acquirenti. In totale le cessioni contestate, infatti, sono oltre trenta.

LE CESSIONI

Successivamente tramite le utenze telefoniche sono state ricostruite le singole cessioni per importi che oscillavano tra i 20 e gli 80 euro. In alcuni casi c'è stato l'immediato riscontro, subito dopo lo scambio, mentre in altri è rimasta imprecisata, sia la sostanza ceduta, sia il corrispettivo in denaro.

I MESSAGGI

Gli investigatori si sono imbattuti anche nella rete di messaggi di testo che si sarebbero scambiati i destinatari della misura e alcuni acquirenti. «K t serv? (tradotto: cosa ti occorre?)», è la frase captata più volte dai carabinieri e che starebbe ad indicare la tipologia di sostanza richiesta. Ci sono poi i codici alfa numerici registrati nel corso delle indagini, utilizzati sempre per ordinare lo stupefacente: «1 B» (la B come bianca per la cocaina) e «1 N» (N come nero, l'hashish). Il Gip nel valutare le prove raccolte nel corso delle indagini e le intercettazioni ha ritenuto la centralità dei tre nelle cessioni di stupefacenti nel piccolo centro della Valle dei Santi. Ed ha ritenuto, comunque, congruo a limitare possibili altre condotte del genere, con le misure cautelari applicate.
Alcuni dei coinvolti sono assistiti dall'avvocato Emanuele Carbone. Nei prossimi giorni i tre compariranno dinanzi al Gip per l'interrogatorio di garanzia.
Vincenzo Caramadre
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