Stellantis, annunciati 100 nuovi modelli: attesa per il piano su Cassino

Stellantis, annunciati 100 nuovi modelli: attesa per il piano su Cassino
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Marzo 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 22:44

Uno scenario futuro pieno di macchine da produrre per il gruppo italiano di Fca-Stellantis. Quello tracciato ieri dal ceo Carlos Tavares dalla sede olandese di Amsterdam. Ha annunciato ben 100 nuovi modelli tra il 2022 e il 2030, con l’obiettivo di arrivare a 5 milioni di auto elettriche vendute entro fine decennio e investimenti per 30 miliardi di euro per l’elettrificazione. Una gamma ricchissima con una forbice prezzi che andrà dai 6mila euro della Citroen AMI ai 200mila della Maserati MC20. E tra i cento modelli dovrebbero starci diversi che saranno prodotti nello stabilimento di Cassino.

Il piano industriale per singola fabbrica, Cassino compresa, sarà illustrato il 10 marzo al Mise. Ma il piano strategico di Tavares non è piaciuto alla Fiom Cgil che in una nota afferma: «Non contiene nessuna garanzia per i metalmeccanici italiani. È proclamato lo stato di agitazione per garantire l’occupazione in tutti gli stabilimenti, fino all’incontro convocato dal Mise per il 10 marzo». E Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive, aggiungono: «È necessario un confronto sul piano industriale, sul futuro dei lavoratori in produzione, negli enti di ricerca e sviluppo e nelle funzioni di staff e sulle aziende della componentistica committenti. I lavoratori stanno subendo la cassa integrazione da anni. La mancanza di investimenti e di lancio di nuovi modelli ha determinato un impatto negativo sui salari».

Più prudente la Fim Cisl. Dice il segretario provinciale Mirko Marsella: «Aspettiamo la data del 10 marzo quando l’azienda ci comunicherà le macchine da produrre a Cassino. E poi decideremo. Io sono fiducioso. I modelli saranno distribuiti fra le varie fabbriche. Ci aspettiamo investimenti e nuovi modelli». Infatti i sindacati auspicano almeno tre modelli elettrici dal 2023 al 2026 e poi gli altri. Saranno probabilmente tutti di Alfa Romeo. E da giugno dovrebbe iniziare la produzione di serie del suv Grecale di Maserati.


OGGI ALTRO STOP
Oggi è il terzo giorno di seguito di senza lavoro per mancanza di materiali.

Un grosso problema che affligge le fabbriche del gruppo per la carenza ormai cronica di semiconduttori elettronici. Tavares ha definito il suo primo piano industriale molto coraggioso, “Dare forward 2030”, svelando quale sarà il futuro tra nuovi modelli in arrivo (da Abarth a Peugeot, passando per Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Citroen e tanti altri) e strategie industriali. E sul futuro degli stabilimenti di Stellantis è stato chiaro: «Tutto dipende dalle dimensioni del mercato», ossia tutto dipenderà dalle vendite. E ha ricordato che «se il mercato continua a crollare non è un problema solo di Stellantis, ma lo sarà per tutta l’industria e per l’Europa. Se vuoi proteggere tecnologia, know how, abbiamo bisogno di proteggere l’industria più tech che ci sia, quella dell’auto». E poi ha detto basta ai motori termici. Ora la corsa va verso l’elettrificazione «in cui siamo presenti e abbiamo tutte le intenzioni di entrare in un mercato in cui le regole sono cambiate».

Il ceo ha spiegato che ormai il futuro di Stellantis è mirato all’elettrificazione, che il gruppo sostiene con investimenti superiori ai 30 miliardi di euro da qui al 2025. Prima di tutto a livello di piattaforme, con 4 pianali che possono ospitare vetture elettriche di ogni dimensione. I sindacati auspicano una piattaforma anche per Cassino. L’elettrico sarà così suddiviso: 45 modelli entro il 2024, altri 25 per il 2027. Per arrivare ad avere unicamente modelli emissioni zero in Europa entro il 2030. Infine Stellantis punta ad abbassare il costo delle sue auto elettriche del 40%. E ieri pomeriggio c’è stato anche il tavolo regionale sull’automotive. La Regione si è detta disponibile ad intervenire a sostegno dell’indotto in crisi e a sollecitare l’azienda ad investire per garantire l’occupazione.

D. Tor.

© RIPRODUZIONE RISERVATA