Gestione profughi, la Corte dei Conti conferma: Salvati e Federici devono risarcire 208mila euro

Gestione profughi, la Corte dei Conti conferma: Salvati e Federici devono risarcire 208mila euro
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 25 Maggio 2019, 15:17
Danno erariale per la gestione dei profughi, la Corte dei Conti conferma la condanna per l’ex presidente dell’Unione dei Comuni “Antica Terra di Lavoro” Antonio Salvati, e del dirigente Giovanni Federici (responsabile del settore Finanziario). Entrambi dovranno risarcire il Dipartimento della Protezione civile della Regione Lazio per una somma complessiva pari a 208.580 euro. La decisione della era stata assunta in camera di consiglio dai giudici contabili lo scorso dicembre, ma la sentenza è stata pubblicata ieri. La Corte dei Conti ha respinto in toto le eccezioni sollevate dagli avvocati difensori di Slavati e Federici: «Lo svolgimento dei fatti quale attestato dalle plurime, univoche e concordi risultanze istruttorie, unitamente ai notori riflessi sull’opinione pubblica che la mala gestio del progetto umanitario ha avuto sull’intera provincia del Frusinate - scrivono i giudici - rende evidente la responsabilità degli appellanti, protagonisti esclusivi di tale incresciosa vicenda a danno dei migranti e dello Stato italiano».Il procedimento riguarda la gestione dei richiedenti asilo giunti in Italia all’emergenza Nord Africa del 2011. Sul caso, per il quale è in corso anche un processo al Tribunale di Cassino, indagò la Guardia di Finanza accertando una serie di irregolarità. La Finanza aveva ipotizzato un danno di circa 794mila euro. In sede istruttoria i giudici hanno lo hanno ridotto a 208mila euro, confermando tutte le irregolarità rilevate in merito all’affidamento del servizio di accoglienza senza una gara d’appalto, alle pessime condizioni alloggiative, al reclutamento di personale in campagna elettorale, alla rendicontazione delle spese. E nulla conta, scrivono i giudici, che non vi sia stato arricchimento personale, peraltro mai contestato. Il danno erariale c’è e va risarcito. La Corte dei Conti lo ha ribadito con una sentenza definitiva.
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