Covid, il consigliere comunale di Frosinone Calicchia: «Uno strano mal di testa, poi mi sono ritrovato con la maschera per l'ossigeno»

Il consigliere comunale Massimo Calicchia
di Gianpaolo Russo
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Domenica 18 Ottobre 2020, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 18:50

«È iniziato con un semplice mal di testa sono finito con la maschera di ossigeno». Massimo Calicchia, ex assessore e oggi consigliere comunale del Psi di Frosinone ora è a casa, ancora in isolamento, sta bene ma s’è l’è vista davvero brutta. Ora ha deciso di raccontare la sua storia. «Fin dall’inizio della pandemia in famiglia abbiamo avuto sempre la guardia alta sia per la presenza di due bambini a casa sia per i genitori anziani con mio padre allettato. Situazioni che non ci permettevano distrazioni».

Quando ha scoperto di essere positivo?

«Il 23 settembre ho accusato un forte e atipico mal di testa con febbre a 38.6.

Ho preso una tachipirina e chiamato il medico curante. Insieme concordiamo di fare il tampone. Il 25 settembre lo faccio al drive-in, il giorno successivo l’amaro risultato: ero positivo. Nel frattempo i sintomi erano passati e non avevo più la febbre. Il 27 e 28 sono stato a casa, isolato, senza sintomi. Il 29 però ritorna la febbre e comincio ad avere difficoltà a respirare. Preoccupato chiamo il 118 per il ricovero e al pronto soccorso mi fanno una tac dal quale risulta una polmonite bilaterale. Poi immediato ricovero al reparto malattie infettive».

Come è andata in ospedale?

«Sono rimasto in ospedale per 2 settimane, isolato, ma con tutte le cure necessarie. I medici sempre gentili e riassicuranti, non finirò mai di ringraziarli dalla responsabile Casinelli, a Fabrizi alla Anzalone e tutti gli altri. Per me sono eroi, lavorano in condizioni molto disagiate. Per fare il loro lavoro devono indossare tute, guanti, due mascherine, protezione plexiglass: stare delle ore in queste condizioni ed avere la lucidità giusta penso che non è facile e poi dopo il turno tornano in famiglia».

Come viveva quelle giornate?

«Con grande preoccupazione. La terapia era fatta da flebo di antibiotici, cortisone, eparina ed ossigeno, quando mi hanno detto che reagivo bene alla terapia ho fatto un sospiro di sollievo, ma era difficile respirare. La prima settimana in ospedale è stata dura, avevo grossi problemi a respirare, stavo quasi sempre con l’ossigeno mi alzavo solo per mangiare e tornavo subito al letto, ero proprio un relitto. La seconda settimana è cominciata meglio, giorno per giorno miglioravo».

Ora come sta andando?

«Dal 13 ottobre sono in dimissione protetta e sto continuando la terapia da casa in attesa di un altro tampone. Voglio ringraziare il mio medico di famiglia Altobelli che mi sta ancora seguendo passo passo verso la guarigione».

Cosa le ha insegnato questa esperienza, ha consigli da dare?

«Non penso di poter dare consigli diversi da quelli che ci danno i virologi tutti i giorni. Posso dire solo che ho vissuto il periodo più brutto della vita, ho incontrato una bestia che non guarda in faccia a nessuno, mi ha sconvolto la vita mia e della mia famiglia. Un consiglio vorrei darlo comunque: guardia alta, specie ai giovani».

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