Ceccano ricorda le Fosse Ardeatine: l’uccisione di Luigi Mastrogiacomo e l’eroismo dei preti

La rete associativa della Proloco propone un evento commemorativo a ottant’anni dell’eccidio nazista a Roma. Tra le 335 vittime civili e militari anche un 40enne ceccanese, dipendente statale arrestato e trucidato in quanto informatore della Resistenza.

Luigi Mastrogiacomo, 40enne di Ceccano, vittima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine
di Marco Barzelli
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Mercoledì 20 Marzo 2024, 21:20

Alle ore 18 di domani, giovedì 21 marzo, la rete associativa della Proloco di Ceccano commemorerà l’eccidio delle Fosse Ardeatine presso la chiesa di Santa Maria a fiume. Verrà ricordata la figura del ceccanese Luigi Mastrogiacomo, tra le 335 vittime civili e militari. Sarà anche accentuato l’eroismo dei preti tra la popolazione sconvolta da quel terribile marzo 1944.

A Luigi Mastrogiacomo, 40enne custode del Ministero delle finanze, sono intitolate una lapide in piazza Municipio e il primo istituto comprensivo di via Matteotti. La Banda Koch, reparto speciale della polizia nazista, gli attribuì un ruolo importante nell’antifascismo. «Fu arrestato - riporta il sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine - dietro delazione di una spia che rivelò il luogo in cui era installata la stazione radio, insieme al tenente Maurizio Giglio».

A Ceccano, scossa dalle notizie in arrivo da Roma, «gli unici a cercare di aiutare la popolazione inerme - accentua la Proloco di Ceccano - furono i preti, guidati dai loro vescovi». Furono, tra gli altri, i frati della Badia dei Passionisti, don Giustino Meniconzi, don Fausto Schietroma, don Silvio Bergonzi, don Alvaro Pietrantoni.

Uccisione di Mastrogiacomo ed eroismo dei preti

Il quadro storico verrà ricostruito dall’ex sindaco Angelino Loffredi. «Con lui – preannunciano, infine, gli organizzatori - avremo le testimonianze di chi ha conosciuto direttamente questi eroi schivi, che, con la forza umile dei cristiani, riuscirono a vincere la paura, pur di aiutare chi era in difficoltà».

Luigi Mastrogiacomo nacque a Ceccano il 16 maggio 1903, da Giuseppe e Giacinta Malizia.

Residente nel Lungotevere delle armi, fu arrestato il 18 marzo 1944 e fucilato il seguente 24 marzo in quanto ritenuto informatore del tenente Giglio. Quest’ultimo, ufficiale dell’esercito italiano, viene ricordato dalla Polizia di stato tra coloro che hanno scritto «le pagine più significative della Polizia italiana e della guerra di liberazione».

Dopo l’8 settembre, a seguito dell’illusorio Armistizio di Cassibile, «Mastrogiacomo nascose armi nel terreno di casa e nella propria abitazione - si legge ancora -. Permise che nella sua casa fosse impiantata, dall'organizzazione diretta dal tenente Giglio Maurizio, una stazione radio trasmittente che trasmise per circa due mesi». Per questo fu detenuto nel carcere di Regina Coeli e poi “condannato” a morte.

Proloco: «Quel terribile marzo del 1944»

«Quel marzo del 1944 a Ceccano fu terribile - così la Proloco di Ceccano -. Bisognava affrontare tre nemici spietati: l’occupante germanico, a corto di viveri, pronto a sequestrare ogni merce commestibile, capace di azioni efferate nei confronti della popolazione, gli aerei alleati, incontrastati dominatori dell’aria, in agguato per mitragliare qualunque cosa sembrasse muoversi, e poi la fame, infinita, nel senso proprio del termine, con le persone pronte a divorare di tutto, fin le ghiande delle querce».

Domani si farà memoria a Ceccano dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. «Seguiamo l’autorevole esempio di Roberto Rossellini - concludono - che in Roma città aperta, nel personaggio interpretato da Aldo Fabrizi, celebrò la figura di don Giuseppe Morosini, ferentinate, fucilato a Forte Bravetta il 3 aprile 1944. A lui ha reso omaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella sua visita a Ferentino lo scorso 15 marzo».

Pietro Koch era a capo di una banda violenta e crudele che collaborò la Gestapo, la polizia segreta nazista, comandata a Roma da Herbert Kappler. La Banda Kock collaborò alla selezione dei prigionieri italiani da fucilare alla Fosse Ardeatine: la famigerata “Lista Kappler”. Kock venne fucilato a Forte Bravetta, dove si ricordano 68 martiri, poco più di un anno dopo. Kappler, invece, fu condanno all’ergastolo per quindici omicidi di propria sponte ma prosciolto dall’accusa di eccidio in quanto ritenuto assolvente all’adempimento di un dovere. 

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