Mario Ajello
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Caccia ai consensi/ La “guerra” dei partiti mentre c’è la guerra vera

di Mario Ajello
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Sabato 9 Aprile 2022, 00:11

Un po’ di realismo ci vorrebbe. Mentre c’è la guerra vera che infuria in Europa, simulare la guerra casereccia tra i partiti - piazzando mine dappertutto sul percorso del governo e piantando bandierine propagandistiche perché tra otto mesi ci saranno le elezioni - costituisce come minimo un deficit di consapevolezza rispetto al momento storico tremendo che stiamo attraversando. Viene da dire, con una semplificazione, che nel Palazzo tutti vogliono la pace in Ucraina ma si fanno la guerra in Italia. Usando temi cruciali, dalla riforma fiscale a quella giudiziaria, dalla legge sulla concorrenza alle altre innovazioni su cui la maggioranza traballa, con una logica politicistica, soprattutto in gialloverde, inadatta al qui e ora. A sprezzo del ridicolo, si rischia di precipitare - almeno verbalmente - in quel genere letterario di scarso successo popolare e tipicamente italiano che si chiama crisi di governo. Pur sapendo tutti quanti che una crisi di governo è impossibile in questo frangente. Ma l’importante è mimarne le pose - io mi distinguo così vengo ascoltato di più nell’esecutivo - tanto per vedere l’effetto che fa. E non fa un buon effetto questa guerra recitata per esempio sul delicato tema della sicurezza dell’Italia, su cui i grillini sbandano e c’è chi attribuisce a Conte l’intenzione di fare un suo Papeete, mentre il titolare leghista di quella vecchia crisi di governo ha ricominciato a giocare col fuoco. 

Essere all’altezza del dramma in corso dovrebbe significare l’assunzione di un habitus mentale e di una pratica politica che non prevedano il festival dei veti e dei pretesti, e tantomeno le risse da stadio. Come quella dell’altra sera in Commissione Finanze alla Camera, in cui lo spettacolo dei parlamentari che s’accapigliano tirandosi addosso faldoni e microfoni è risultato inguardabile e anche cinico mentre scorrono le immagini di carri armati e di devastazioni civili che inondando l’opinione pubblica italiana e internazionale. 
Naturalmente, la politica interna non va sospesa e sono legittime, come sulla riforma del catasto, obiezioni e critiche. Ma è il tono generale del confronto che non può essere risucchiato nella solita gara autoreferenziale a chi strappa un consenso in più - e in questa competizione i due leader più in difficoltà nei sondaggi, Conte e Salvini, sono i più attivi - quando ci saranno le elezioni che, a parte quelle Comunali di giugno, non sono dietro l’angolo.

E’ come se si stessero creando dentro l’esecutivo due sub-governi, in un momento in cui ne serve più che mai uno solo e molto forte per affrontare questa fase di guerra continentale. Da una parte, l’asse dei contiani M5S con i leghisti salviniani (altri lumbard cominciano ad essere scettici sulla linea ondivaga del segretario); dall’altra parte, il sub-governo atlantista e non pseudo-pacifista rappresentato dal Pd, dai grillini alla Di Maio, da gran parte di Forza Italia (e in aggiunta l’”appoggio esterno”, nel giudizio sulla guerra e sulla linea atlantista, di Fratelli d’Italia che pure sta all’opposizione). L’ordine sparso è quanto di meno profittevole in questi tempi. Non dovrebbe essere difficile capirlo, se non fosse che la politica dallo sguardo corto è quella abitualmente più praticata nelle nostre contrade. 

Ecco allora il gioco al massacro parlamentare in presenza di un massacro reale, quello che oggi farebbe scrivere a Karl Kraus le stesse parole che vergò a proposito della prima guerra mondiale nel suo capolavoro Gli ultimi giorni dell’umanità: «Quando si mira a un arsenale, regolarmente viene centrata una camera da letto e, invece di una fabbrica di munizioni, una scuola per fanciulle». La guerra vera, oltre all’orrore e alle morti, porta con se questioni che richiedono la massima attenzione e lucidità e non possono essere mescolate con calcoli di bottega perché investono gli interessi generali e la vita materiale dei cittadini italiani. Per esempio la questione energetica su cui occorrerebbe ragionare in maniera stringente e condivisa: siamo pronti o no all’embargo totale sul gas? Sacrificare gli ucraini invece di sacrificare (copyright Draghi) un po’ di aria condizionata? Non bisogna mai lasciare che una difficoltà diventi un’occasione sprecata e questa crisi europea in corso dovrebbe chiamare i nostri partiti a un sussulto di responsabilità e di creatività contro la distruzione e non ricacciarci indietro nel reciproco culto improduttivo del proprio “particulare”.
 

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