Mario Ajello
Mario Ajello

Proteste a priori/ Gli ecologisti col diesel che bloccano Roma

di Mario Ajello
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Giovedì 3 Novembre 2022, 00:12

Leonardo Sciascia con un elegante sospiro diceva: «Ah, i bei cretini di una volta....». Quelli che non si mimetizzavano da sociologi o da sapientoni o da militanti (o militonti) e non erano specializzati in niente: se non nella purezza genuina del loro sragionare. Poi lo sciocco, da sciocco “nature”, è diventato uno sciocco specializzato, cioè che vuole dire la sua, pretende di essere preso sul serio e se ne infischia, anzi gode, dei danni che procura. E questo è il caso degli attivisti del «gretinismo», ossia di quegli agitatori che in nome di Greta ma all’insaputa della Thunberg dicono di voler salvare il mondo dalla catastrofe climatica. E dunque - pur mancando il nesso logico - bloccano il Grande Raccordo Anulare e tante altre strade della Capitale. Ieri mattina lo hanno fatto per l’ennesima volta. Rovinando di nuovo la mattinata dei romani, e rendendo tutto più complicato in una metropoli già oberata da tanti problemi. 


Chissà come sono arrivati questi specializzati del «no gas», «no carbone», «no benzina» (così c’è scritto sugli striscioni) allo svincolo di Eni-Selva Candida, chilometro 8 e 500 in carreggiata interna. Volando sulle ali delle proprie braccia? A cavalcioni su un cammello? Saltellando su un piede solo, perché due piedi potrebbero turbare l’eco-sistema? Uno degli automobilisti inferociti di fronte a tanto disprezzo della libertà di movimento dei romani, nel traffico paralizzato a causa della protesta pseudo-ambientalista, lo ha proprio chiesto a questi personaggi che avrebbero divertito, o meglio intristito, Sciascia: «Avete posteggiato le vostre auto diesel e inquinanti qui dietro e venite a rompere le scatole a noi che dobbiamo muoverci e lavorare? Ma andate a quel paese....». 


No, il paese dei «gretini», irrispettosi dei diritti del prossimo, è questo e hic manebimus optime è il messaggio che emanavano i loro corpi seduti o distesi sull’asfalto mentre i clacson delle macchine urlavano tutta l’indignazione delle vittime di questo circo ideologico (sembra di stare nella scena di Verdone nella parte del fricchettone Ruggero in Un sacco bello che importuna gli automobilisti incolonnati predicando un mondo più «ggiustoooo» e più «pulitoooo») vogliose di ripartire ma non si può perché prima bisogna sorbirsi la lezione «contro i combustibili fossili» e in favore delle rinnovabili. 


Se non arrivava in tempo la polizia, che ha sottratto i «gretini» dalle reazioni degli automobilisti che in alcuni casi hanno sollevato di peso i manifestanti tra urla e spintoni, poteva finire male.

Gli attivisti sono stati messi in salvo e portati al commissariato, e i romani sventurati non potevano credere alla scena che hanno vissuto. Un insegnante ha gridato ai manifestanti: «Io amo l’ambiente più di voi, ma lasciatemi passare, devo andare a scuola!». Un professore di scienze naturali: «Venite a lavorare con me, non è questa la risposta a un problema enorme e complesso». 


Ma niente, Roma metropoli paralizzata, almeno in quel quadrante di città e in questo pezzo di giornata, a causa dell’insensatezza che si fa potere (il potere di decidere la vita della gente infliggendo il non diritto di movimento) e di quel misto di esibizionismo, goliardia, sotto-cultura e pseudo-cultura, disprezzo del prossimo e delle sue libertà e ecologismo fanatico e irrazionale che anima queste sceneggiate. E che rischia di diventare contagioso, a livello nazionale, in un momento in cui l’Italia deve spingere sempre di più e sempre meglio sulle infrastrutture, sullo sviluppo, sul trasporto di merci e persone e sulla modernizzazione che è l’opposto della “decrescita felice” cara a una minoranza presuntuosa. Che nel caso del gruppuscolo in questione, si auto-proclama Ultima Generazione: senza accorgersi di quanto sia vecchia. 


Che gusto c’è a far perdere tempo a se stessi e agli altri con questi spettacolini? E sdraiarsi su un manto stradale, in attesa di prendere improperi o addirittura botte, non è poco dignitoso oltre che dannoso a se stessi e agli altri? Ma il «gretinista» tipo - munito di codino alternativo e di zainetto da studente fuoricorso come si vede nelle immagini dal Gra - se ne infischia delle domande di buon senso. Non si chiede chi sia il mandante delle sciocchezze che compie (sennò dovrebbe accusare se stesso) e potrebbe fare suo il motto «non cogito, ergo sum» (o rum). 
 

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