Cecilia Lavatore

La cultura umanistica e il rispetto delle donne

di Cecilia Lavatore
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Martedì 28 Novembre 2023, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 14:28

Lo abbiamo detto forte e chiaro, stavolta veramente in tanti, che di violenza di genere siamo stanchi. E anche di uomini inabili a gestire le loro emozioni, per qualsivoglia motivo. Il processo di emancipazione è parte ineludibile dello sviluppo del Paese ormai da molto tempo, sebbene sia un processo ancora in divenire. Non si può fermare la Storia. Bisogna accettarla e ridefinire i ruoli senza dare nulla per scontato. Con tutte le conseguenze del caso.
Che la morte di Giulia abbia scioccato il Paese e aiutato, se non costretto, a riflettere più profondamente sulla questione è un dato di fatto.

Cecilia Lavatore, scrittrice e insegnante

Ma cosa succederà dopo? Dopo che l’onda sarà passata. Torneremo a trascurare i campanelli d’allarme, a relegare le lotte sotto il dominio semantico del “femminismo”, a trovarci di fronte ragazzi e uomini annoiati dall’“ennesimo” discorso sul patriarcato che spesso considerano retorico? Speriamo di no.
Innanzitutto, dalla scuola bisogna ripartire per provare a sradicare l’erba marcia, le derive emotive, i modelli sbagliati, le resistenze, le gelosie, le sopraffazioni. Tra i banchi si costruisce il futuro e si contrasta la sottocultura che dilaga, su questo siamo quasi tutti d’accordo. Tuttavia, è il “come” che resta ad oggi un punto interrogativo.

L’Educazione sentimentale facoltativa, extracurricolare e pomeridiana è apprezzabile come tentativo, tuttavia resta una proposta abbastanza irrealistica per chi le classi le vive: i ragazzi non vedono l’ora di andare via quando la mattinata termina, hanno agende piene di impegni “improrogabili”, oppure, una pigrizia devastante. Organizzare lezioni prive dei famigerati (ma necessari) voti e di carattere prettamente psicologico, rischierebbe di attirare ai corsi solo quei pochissimi studenti che forse non ne avrebbero neanche bisogno.

Già me li immagino, i più solerti e responsabili.


E poi, gli adulti, per preparati che siano, hanno veramente le risposte che servono? O non siamo piuttosto parte del problema, anziché della soluzione? Siamo sicuri che ci sia veramente qualcuno di noi in grado di insegnare come amare?


La media dell’età di chi uccide una donna in Italia è 54 anni. Il caso di Viganovo è stata una drammatica eccezione. 
Occorre valorizzare e dare rilievo alle materie umanistiche già previste dalle programmazioni ministeriali. Sono quelle materie (più “materiche” della vaga educazione affettiva) che possono dirci qualcosa in più sul dedalo misterioso che è l’animo umano: sono la Letteratura, la Musica, la Storia dell’Arte, la Filosofia, il Teatro ed il Cinema a tendere il filo d’Arianna ai mostruosi lati oscuri che ci abitano. In nome del profitto e dell’efficienza stiamo lasciando che i saperi scientifici e tecnologici diventino priorità assoluta nella formazione scolastica, ma dimentichiamo che sono le scienze umanistiche ad aver sempre messo più ordine al Caos. Le domande giuste sono già state poste dai grandi autori della nostra cultura, sono nei loro pensieri. Se solo ci permettessero di insegnarli smettendo di considerare l’espressione artistica alla stregua del puro “intrattenimento”: poco produttivo, poco spendibile.

E soprattutto, non ultimo, senza arginare ogni rischio di fallimento dei nostri studenti con continue deroghe e giustificazioni alle prove di valutazione. Provare dei sentimenti, relazionarsi intimamente con gli altri, mescolarsi alle vite degli altri, è sempre una responsabilità ed include la possibilità di sbagliare, di non poter controllare tutto, di dover ricominciare da capo, di rinunciare a parte del proprio ego e uscire dalle proprie sicurezze.
Fin dall’Antica Grecia ci sono sempre stati solo due modi per imparare: studiare e sbagliare. Allora, occorrono forse meno chiacchiere e più studio.

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