Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Il caso dei rilievi/ I numeri che mancano nella relazione di Bankitalia

di Angelo De Mattia
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 00:10

Visto il polverone sollevato, vale domandarsi se sia ancora possibile discutere delle misure previste nella legge di Bilancio, in particolare sui Pos e sul limite all’uso del contante, senza che da un lato si coinvolga l’autonomia e l’indipendenza della Banca d’Italia - un bene assoluto per il sistema e per il Paese che comporta per la stessa diritti e doveri - e dall’altro che si considerino evasori o sostenitori di questi ultimi quanti intendono usare le banconote per acquisti di lieve importo o, infine, si demonizzino, secondo una vulgata un po’ scomposta, i biglietti di banca che, è bene ricordarlo, sono gli unici che hanno corso legale e quindi potere liberatorio. La via maestra è allora affrontare il merito delle proposte e dei rilievi, avendo presente che le considerazioni che svolge la Banca d’Italia, riconducibili alla sua funzione di alta consulenza agli organi dello Stato, sono e devono restare “tecniche” e non vanno intrecciate con le posizioni espresse dal governo, facendole diventare di fatto politiche, di là di ogni intento. La politicizzazione delle indicazioni della banca centrale è il grave rischio dal quale tenersi sempre lontani.

È pur vero che la dialettica istituzionale comporta che, in base al Trattato dell’Unione, i governi dell’area euro non possono dare istruzioni alle banche centrali del Sistema europeo, ma neppure deve accadere l’inverso, che cioè i pareri tecnici diventino “statim” norme per i governi o addirittura per il Paese. Autonomia e indipendenza da una parte e dall’altra, dunque. Un tempo - ricorda chi scrive per avere “abitato” lungamente a Palazzo Koch - si prestava grande attenzione a questa problematica, anche con riferimento ai momenti delle dichiarazioni pubbliche, pur vivendo in fasi “di ferro e di fuoco”. E talvolta si ricorreva a un linguaggio, pur veritiero, ma appropriato in relazione alla congiuntura proprio per evitare strumentalizzazioni. Molti, tra quanti allora gioivano per gli attacchi all’Istituto centrale, oggi si stracciano le vesti, e questo è un segno inequivocabile dell’indebita politicizzazione.

Ora, se si va al merito della relazione svolta dal capo del Servizio struttura economica di Via Nazionale nell’audizione parlamentare al centro delle polemiche, si osserva che egli ha sostenuto che i limiti all’uso del contante, i quali non forniscono un impedimento assoluto a condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità e di evasione; ha poi soggiunto che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa.

Tuttavia, né nella relazione né finora a livello dell’Unione né nelle Raccomandazioni della Commissione o negli impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è fissato il livello più adeguato sia per l’uso in questione sia per l’impiego dei Pos. Per di più tarda ancora, e bisognerebbe chiedersi il perché, la fissazione a livello europeo di un tetto al contante, necessario in un’area di integrazione finanziaria oltre che di liberi movimenti di persone e capitali, più volte auspicato da autorevoli personalità quali il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e lo stesso governatore Ignazio Visco. 

Considerazioni diverse vengono svolte da altre fonti, anche di strutture di governo, sia sull’impiego della moneta elettronica sia sul tetto al contante. Intanto il premier Giorgia Meloni ha già dato la disponibilità a rivedere il livello dei 60 euro fino al quale, secondo il disegno di legge sul Bilancio, non è sanzionabile il rifiuto dell’uso del Pos da parte del commerciante. In una materia che resta priva di assolute certezze e che vede una pluralità di posizioni - e mentre non si conosce il parere che la Bce deve dare su atti legislativi riguardanti moneta e credito - la soluzione non può che essere pragmatica. E dunque, un abbassamento a 25-30 euro dell’area non sanzionabile nel caso dei Pos, tenendo conto pure del ruolo che svolge lo scontrino elettronico, e a 3mila euro del tetto al contante potrebbe rispondere all’esigenza di opportuno bilanciamento delle diverse visioni che poi corrispondono a un sentire diffuso tra i cittadini. Naturalmente, l’azione di contrasto al riciclaggio e all’evasione non dipende solo o principalmente da queste misure. E’ necessario un programma organico che, tra l’altro, deve vedere in primo piano anche il rafforzamento dell’Unità di informazione finanziaria coesistente con la Banca d’Italia perché diventi una vera Authority o, comunque, dia seguito alle osservazioni in materia svolte dal Consiglio d’Europa, pure in previsione dell’istituzione dell’Amla, l’Autorità europea antiriciclaggio che giustamente si vorrebbe abbia sede nella Capitale.

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