Le banche/ Allo sportello un laboratorio a misura di Pmi

Le banche/ Allo sportello un laboratorio a misura di Pmi
di Marco Barbieri
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Mercoledì 25 Settembre 2019, 06:19
La centralità delle persone è uno dei due fattori abilitanti del piano di impresa del Gruppo Intesa Sanpaolo, l’altro è il digitale. Lo sottolinea Rosario Strano, chief operating officer del gruppo bancario, quando parla dell’esperienza di welfare nell’azienda. «Il nostro gruppo - continua Strano - crede fermamente nella centralità delle persone per raggiungere i propri obiettivi Dovrebbe essere normale in una grande azienda di servizi, dove il ruolo dei collaboratori e della loro competenza, così come la loro motivazione e coinvolgimento, rappresentano il motore di un’offerta distintiva che proponiamo al mercato».
C’è una parte di servizi di protezione sociale che le banche hanno sviluppato che è per tradizione all’avanguardia. Dall’offerta di previdenza complementare alla sanità integrativa. «Ma anche in questo ci piace segnalare qualcosa di più e di diverso che la nostra esperienza ha saputo maturare – aggiunge Strano – A esempio l’attenzione dei nostri Fondi pensione a investire nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), integrando di fatto la previdenza e la salute, in una proposizione innovativa e lungimirante, in relazione ai crescenti bisogni di cura della persona». 

L’esperienza di Intesa Sanpaolo è molto più di un laboratorio. E’ un benchmark inevitabile per tutte le grandi organizzazioni che vogliano valorizzare i propri dipendenti. Con 90 mila addetti, e con i rispettivi familiari, stiamo parlando di una città grande come tutti i capoluoghi di provincia del Lazio messi insieme, Roma esclusa.
«Il ventaglio di servizi che abbiamo costruito è molto articolato. Offre un welfare assai diversificato. Oltre a previdenza e sanità, abbiamo la possibilità di proporre ai nostri dipendenti polizze assicurative che possano consentire di affrontare molti dei rischi cui va incontro la vita di una persona e dei propri familiari – racconta Rosario Strano – Abbiamo costruito cinque asili aziendali, abbiamo predisposto una app per la gestione della mobilità e per consentire a chi lo voglia, di utilizzare il car sharing per spostarsi non solo per lavoro. Abbiamo dato vita anche a una Onlus». L’elenco dei servizi è sterminato, impossibile da sintetizzare. Ma oltre all’offerta, non manca l’ascolto.
«Dalle survey periodiche che facciamo emergono dati assai confortanti, la soddisfazione che i nostri dipendenti manifestano ci conferma sulla strada che abbiamo intrapreso», commenta ancora Strano. Oltre al canale diretto di comunicazione, il Gruppo si assicura un altrettanto forte canale di relazione indiretto tramite le organizzazioni sindacali, «partner prezioso da sempre per lo sviluppo del contesto aziendale».
«Poi non dimentichiamo lo smart working», ci tiene a rammentare Strano: 13 mila dipendenti lo usano ormai abitualmente e 29 mila (quelli “bloccati” allo sportello o alla consulenza in sede o in agenzia) lo utilizzano per la formazione da casa.
C’è un altro capitolo, che qualche anno fa non sarebbe ricaduto nell’area del welfare aziendale, ma che oggi è una priorità (welfare o wellbeing? la distinzione è più utile forse nelle analisi accademiche): le politiche di inclusione. Gender gap, disabilità, ma anche età, cultura, religione, orientamento sessuale sono tutti fattori che possono produrre “esclusione” e che devono invece favorire tutti i processi di inclusione: «L’inclusione migliora la qualità decisionale in azienda e favorisce e conferma la buona reputazione all’esterno» secondo Strano. Del resto, non è per caso che le migliori performance nascono in aziende che promuovono la responsabilità sociale e le politiche di inclusione.

SPIRALE VIRTUOSA
L’etica fa bene anche al profitto: c’è un circolo virtuoso che si innesca ribadendo la centralità delle persone, a ogni livello. E l’esperienza accumulata all’interno dell’azienda ha consentito di varare, due anni fa, una piattaforma di servizi welfare da proporre all’esterno, alle imprese clienti della banca.
In due anni 1.500 imprese hanno sottoscritto la piattaforma Welfare Hub e questo ha dato modo a 82.000 lavoratori di accedere a servizi di welfare. 
Tramite questa soluzione le aziende che scelgono di adottare un piano di welfare aziendale possono offrire ai loro collaboratori, in sostituzione del premio di risultato in busta paga, un insieme di beni e servizi finalizzati a incrementarne il benessere individuale e familiare, ottenendo così una riduzione del costo del lavoro per dipendente.
Con Welfare Hub le aziende possono concedere ai propri dipendenti l’accesso ad una piattaforma digitale, multimediale e multicanale in cui possono trovare beni e servizi tra i quali utilizzare il proprio credito welfare, suddivisi in quattro categorie: Casa e Famiglia, Salute e Benessere, Svago e Tempo Libero, Viaggi e Mobilità.
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