Il problema della pasta
Secondo l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il prezzo del grano è i nribasso (ma bisogna aspettare l'egìfeeto Putin, ndr.), come pure quello dell’energia e anche altri fattori di produzione. Ma il costo finale della pasta non si decide a scendere. Gli acquirenti, di fronte a prezzi che corrono anche più del doppio rispetto all’attuale tasso di inflazione, accusano di speculazione e avidità i grandi marchi.
La pasta consumata in Europa è prodotta principalmente da grano duro canadese, importato in gran parte dall’Italia, che è anche il più grande produttore di pasta al mondo. Il forte caldo e la siccità che hanno colpito il Canada nel 2021 hanno impattato fortemente la materia prima, riducendone la produzione e facendone salire il prezzo di circa il 18% rispetto a giugno 2021.
Andando ad analizzare la variazione percentuale annua dei prezzi della pasta (dati aggiornati a maggio 2023, ndr.) in alcuni Paesi Ue possiamo vedere che:
- la Grecia ha visto un aumento dell'1%, ed è il Paese con la percentuale più bassa
- l'Ungheria, invece, ha visto un aumento pari al 37,4%, il più alto di tutti
- Il nostro Paese ha visto un aumento pari al 13,5%
- I trend negli altri Paesi: Spagna (6,5%), Portogallo (7%), Finlandia (17,2%), Germania (17,2%), Slovacchia (20,2%), Svezia (20,7%), Francia (21,1%)
L’inflazione della pasta ha raggiunto oltre il 20% in Francia, Svezia e Slovacchia, mentre in Germania è attorno al 17%. Nel continente è l’Ungheria a registrare il tasso più alto, pari al 37,4%.