Energia: liberalizzazione, sono troppi i nodi irrisolti. Emerge il rischio di possibili truffe

Con l’avvicinarsi della fine del mercato tutelato diventa infuocata la polemica fra politica, consumatori e sigle sindacali

Energia: liberalizzazione, sono troppi i nodi irrisolti. Emerge il rischio di possibili truffe
di Rosario Dimito
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 11:17

Il passaggio obbligato al mercato libero dell’elettricità e il superamento del Servizio di Maggior Tutela, è stato spostato dal presidente di Arera Stefano Besseghini al primo luglio, rispetto al primo aprile, dopo che si era fatto infuocato il dibattito tra politica, associazioni dei consumatori e sindacati. Non è facile riassumere in breve questo passaggio, che sarà complesso e cruciale per le imprese e per i consumatori; a quasi 25 anni di distanza dal Decreto Bersani, la soluzione trovata per completare la liberalizzazione del mercato elettrico sembra infatti creare più problemi di quanti ne risolva. In sintesi, ecco cosa sta accadendo: per i clienti domestici “non vulnerabili” di gas naturale (famiglie e condomini) il superamento della tutela di prezzo è previsto per gennaio 2024, per quelli di energia elettrica a partire da luglio 2024 secondo un meccanismo di aste di aggiudicazione di lotti di clienti. Dal prossimo aprile, quindi, chi non avrà scelto un fornitore del mercato libero si troverà cliente dell’azienda di vendita aggiudicataria dell’asta per quel lotto geografico specifico in cui ricade il cliente, automaticamente e senza diritto di replica, salvo poi attrezzarsi per passare autonomamente al mercato libero.
Il servizio di maggior tutela è quello che attualmente offre condizioni economiche e contrattuali stabilite dall’Autorità di settore per i clienti finali di piccole dimensioni che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero.

LE STRETTOIE

Alla vigilia di questo passaggio cruciale e a poche settimane dalla conversione in legge del Dl Energia che ha confermato le scadenze, sono molti i nodi ancora non risolti nell’attuale quadro normativo. Tanto per cominciare, da diversi mesi emergono dubbi sulla reale convenienza di questa novità, visto che i dati Arera parlano chiaro: il mercato tutelato in media è quasi sempre stato più conveniente per le famiglie, mentre quello libero richiede sempre agli utenti di essere ben informati sulle offerte e pienamente consapevoli del proprio profilo di consumatori. Cosa non banale, considerata la complessità del sistema energetico e delle bollette. Bisogna avere gli strumenti per saper scegliere con oculatezza l’offerta giusta per il tipo di consumi e di necessità o il prezzo rischia di essere salato.
Non una scelta banale, se è vero che, come dicono i dati dell’Authority, a novembre scorso le offerte sul libero mercato più vantaggiose della tariffa stabilita dall’Autorità erano solo il 15,7% del totale per l’elettricità, a fronte di oltre 1.300 proposte disponibili.

Non solo: la spesa media per un anno di fornitura per un cliente domestico a novembre con offerte del libero mercato era di circa 1.034 euro, mentre il prezzo sulla maggior tutela era di 884 euro.


FAR WEST

A complicare il quadro c’è il numero troppo elevato di operatori del settore, circa 700, che sono pronti a contendersi i circa 5 milioni di clienti interessati dalla fine della tutela, che il prossimo anno vedranno le proprie forniture assegnate ad operatori del libero mercato con un sistema di aste. Un numero che non ha paragoni in Europa: quasi il doppio della Spagna, che ne conta meno di 400, 10 volte quelli della Francia che ne ha meno di 70, e la differenza è ancora più clamorosa se si va a guardare i dati della Gran Bretagna, con appena 20 venditori, e l’Irlanda con 15. Se da una parte infatti ci sono filtri all’accesso delle gare per aggiudicarsi i contratti degli attuali clienti della Maggior Tutela, dall’altra non ci sono ad oggi nel mercato elettrico italiano strumenti efficaci per selezionare chi possa vendere energia, con il rischio che si scateni un vero e proprio far west ai danni dei consumatori meno accorti, interessati ad accaparrarsi questa fetta di mercato puntando anche sulla prevedibile confusione che il passaggio genererà in molti clienti.
Probabile poi che, tra un numero così elevato di fornitori, ci siano anche soggetti improvvisati o poco onesti, molti certamente privi della necessaria solidità finanziaria e che rischiano quindi di finire in insolvenza, trascinandosi dietro i loro clienti. 
Sicuramente rendere obbligatorio il mercato libero, quando già da anni esiste per ogni cittadino la facoltà di scegliere, rappresenta il fischio di inizio di una partita senza regole con azioni sempre più aggressive per contendersi i clienti, tra teleselling (cioè tramite call center), vendita porta a porta e chissà cosa altro.

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