Il taglio delle tasse, il prossimo anno, parte da 6 miliardi. Soldi già messi da parte dal governo con il Def, il documento di economia e finanza. Ma a rimpinguare questo "salvadanaio", potrebbe arrivare in aiuto una nuova decisione di Eurostat sulla contabilizzazione dei bonus edilizi. Ma andiamo con ordine. Il primo tassello della prossima Manovra di Bilancio può essere considerato il decreto in arrivo il primo maggio. Il provvedimento sul "lavoro" porterà al 4 per cento la decontribuzione per i redditi fino a 35 mila euro. In sostanza un aumento netto delle buste paga che potrà arrivare, al massimo, fino a una trentina di euro in più al mese. Si tratterà però, di una misura finanziata "a tempo", fino a dicembre di quest'anno. Poi toccherà proprio alla Manovra confermare la sforbiciata ed, eventualmente, farla salire fino al 5 per cento come promesso dal Presidente del consiglio Giorgia Meloni e confermato non più tardi di due giorni fa anche dal presidente dei deputati di Forza Italia Paolo Barelli.
Comunque sia, anche solo prorogare per il 2024 il taglio del cuneo fiscale costerà circa 9 miliardi di euro. Il governo ne ha a disposizione, come detto, già sei. E questo grazie alla combinazione del maggior deficit possibile per il buon andamento dei conti pubblici e alla nuova tornata di tagli di spesa messa in campo con il Def. Il Parlamento sta per approvare uno scostamento di 3,5 miliardi per quest'anno che sarà utilizzato proprio per finanziare il taglio del cuneo fiscale e un ritocco alle pensioni minime.
IL PASSAGGIO
Ma la stessa relazione trasmessa alle Camere chiede sin da subito l'autorizzazione ad utilizzare uno spazio di maggiore deficit il prossimo anno per altri 4,5 miliardi. A questi si aggiungeranno altri 1,5 miliardi di tagli alla spesa dei ministeri che dovranno essere indicati da ciascun dicastero entro la fine del prossimo mese. Il Def destina esplicitamente i 4,5 miliardi di maggior deficit alla riduzione delle tasse.
Ed è certo che anche i tagli alla spesa andranno a finanziare la riduzione della pressione fiscale.
Dopo il decreto del governo che ha azzerato gli sconti in fattura, l'istituto europeo di statistica potrebbe fare marcia indietro. È stato lo stesso direttore delle statistiche di Eurostat, Luca Ascoli, a preannunciare all'Istat in una lettera, che a giugno la decisione sarà riesaminata. Con quali effetti? Le spese per i bonus maturate nel 2023 potranno essere di nuovo spalmate su più anni e non tutte in una volta. Tra gennaio e marzo, solo sul Superbonus, sono maturati altri 12 miliardi di crediti fiscali. Spalmarli su quattro anni libererebbe 9 miliardi solo quest'anno. Ma l'eventuale uso di questo "tesoretto" non è esente da dubbi. Li ha già espressi, per esempio, l'Upb, l'Ufficio parlamentare di Bilancio.
Se Eurostat dovesse tornare indietro, la sua decisione, hanno spiegato i controllori dei conti pubblici, «determinerebbe minori disavanzi di bilancio nel triennio 2023-2025, ma peggiorerebbe quelli degli anni successivi. Un eventuale utilizzo di questi margini», dice l'Upb, «creerebbe necessariamente un aumento del debito pubblico». La scelta, insomma, è quella tra l'uovo oggi (più spazi di deficit per finanziare il taglio delle tasse) o la gallina domani (un minore debito pubblico).