S&P conferma il rating all’Italia. L’Fmi taglia le stime di crescita

Il giudizio rimane a livello di tripla B con outlook stabile. A maggio toccherà a Fitch e poi a Moody’s

S&P conferma il rating all’Italia. L’Fmi taglia le stime di crescita
di Francesco Pacifico
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Sabato 20 Aprile 2024, 06:50

L'agenzia S&P conferma il rating BBB dell’Italia con outlook stabile. Il giudizio è arrivato, a mercati chiusi, in serata. E in uno scenario complicato come quello attuale - tra i nuovi venti di guerra in Medioriente e le ulteriori restrizioni al commercio mondiale per la crisi del Mar Rosso - la valutazione finisce per rafforzare la stabilità del sistema Italia. A maggio toccherà alle altre due agenzie: Fitch e Moody’s.

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GLI EFFETTI

Intanto, come aveva previsto 48 ore fa il ministro Giancarlo Giorgetti - «È sempre molto prudente» - il Fondo monetario ha ritoccato verso il basso le stime per la crescita italiana.

Secondo l'outlook regionale per l'Europa pubblicato ieri dall’istituto, il nostro Pil aumenterà dello 0,7% quest'anno, di un altro 0,7 nel 2025, per salire di un ulteriore 0,2 nel 2026. Lo scorso ottobre, il Fondo aveva ipotizzato un +0,7% per il 2024, che è stato confermato, un +1% per il 2025 e +1,1% per il 2026. Tagliate anche le stime sull’inflazione: +1,7% per quest'anno e +2% sia nel 2025 sia nel 2026.

I numeri dell’istituto di Washington, almeno per il prossimo biennio, non si discostano di molto da quelli già rivisti al ribasso dal governo e inseriti nell’ultimo Def: il ministero dell’Economia ha infatti ipotizzato una crescita del Pil dell’1% per il 2024, dell’1,2 pel 2025, dell’1,1 per il 2026.

Helge Berger, vice direttore del dipartimento Europa del Fmi, giustifica questa crescita debole con l’affievolirsi degli effetti delle principali agevolazioni, Superbonus e Pnrr, all’economia reale. Cioè, «per via dei programmi di investimento, con la politica di bilancio che gioca un ruolo». Invece il crollo del Pil nel 2026 (+0,2%) è dovuto al «Superbonus che arriva ad esaurimento, e al Pnrr che continua ad esserci ma non con così tanta forza». Berger, però, si mostra ottimista sul Belpaese: «La buona notizia è che gli interventi possono fare la differenza».

Sul fronte delle soluzioni da mettere in campo, è più esplicito Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale: «L’Italia ha un debito molto alto ed è importante che affronti il prima possibile un percorso di aggiustamento fiscale. Se lo farà sarà premiata dai mercati». In quest’ottica Washington suggerisce al governo di Roma di abbandonare «sgravi fiscali non efficienti come il superbonus» e di rafforzare il sistema fiscale, per ridurre erosione ed evasione del gettito.

Nessuna bocciatura preventiva sul Ponte sullo Stretto. «Guardiamo ai costi e benefici - conclude Kammer - E questo tipo di principio si applica all'Italia e qualsiasi altro Paese».

POLITICA MONETARIA

Più in generale il Fondo chiede a tutta l’Europa uno sforzo maggiori di produttività. In prospettiva del taglio dei tassi, s’intravede «un atterraggio morbido per le economie europee». Ma la crescita passerà anche da un consolidamento fiscale, con riforme strutturali, «per affrontare le crescenti pressioni sulla spesa a lungo termine». Altrimenti si rischia «una domanda interna debole», che potrebbe tenere l'inflazione più alta del previsto, impedendo alla Bce di tagliare il costo del denaro.

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