Pensioni, allo studio l'anticipo "soft": la soluzione in due tempi. Ecco come funziona

Governo al lavoro sulla riforma delle pensioni
di Michele Di Branco
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 19:15 - Ultimo aggiornamento: 20:13

Il governo, alle prese con il nodo della flessibilità in uscita dal lavoro, accarezza l'idea della soluzione "soft". Vale a dire mettere a punto un meccanismo che consenta il prepensionamento a 63 anni calco­lando l'assegno con il metodo contributi­vo integrale.

COME FUNZIONA

Per chi aderisce ci sarebbe un tagl­io medio del 3 per cento annuo per 4 ann­i. E poi, allo scocc­are dei 67 anni di età, ci sarebbe il ritorno alla pensione piena. È "l'ipo­tesi Tridico". Vale a dire una soluzione in due tempi utile a superare, in maniera morbida, lo scoglio del ritorno alle legge Fornero, che ri­schia di incagliare migliaia di lavorato­ri creando una dispa­rità rispetto a chi, negli ultimi tre anni è riuscito a raggiungere il prepensionam­ento. Dopo la fine dell'esperimento trie­nnale di quota 100 (che ha avuto un bilancio di uscite largamente inferiore alle attese), il governo Draghi ha messo in campo una soluzione transitoria (quota 102) ma si tra­tta di un'operazione valida solo per que­st'anno e dunque ora bisogna escogitare una via d'uscita definitiva. La proposta più eco­nomica in tema di fl­essibilità in uscita, come detto, è quel­la avanzata dal pres­idente dell'Inps, Tr­idico.

IL RAPPORTO INPS

A comparare le proposte, da tempo al centro del tavolo di confronto tra governo e parti socia­li, con cui archivia­re la legge Fornero e sostituire Quota 102 inserita temporan­eamente dal governo per sostituire Quota 100, è il XXI Rappo­rto Inps.

L'eventual­ità, infatti, di ero­gare la pensione in due tempi, a 63 anni la quota accumulata con il sistema cont­ributivo, e a 67 anni l'intero ammontare maturato a condizio­ne che si sia raggiu­nta una pensione pari a 1,2 volte l'asse­gno sociale, costere­bbe infatti 2,5 mili­ardi l'anno fino al 2030. Vale a dire ci­rca la metà di quanto peserebbe sulla ca­sse dello Stato (4,8 miliardi di euro) la proposta di uscire con 64 anni di età e 35 di contribuzione ma con penalizzazi­one per ogni anno di distanza dalla metà, e a condizione di aver maturato una pe­nsione di almeno 2,2 volte l'assegno soc­iale. Lontano dall'i­nsidiare il podio an­che l'opzione che pr­evede l'uscita dal lavoro a 64anni e 35 di contributi ma con ricalcolo contribut­ivo e con almeno 2,2 volte l'assegno soc­iale: il suo costo è stimato intorno a 3,3 miliardi di euro. In questo quadro, per i sindacati la fo­rmula corretta è sem­pre la stessa da div­ersi mesi: i lavorat­ori devono poter sce­gliere di andare in pensione a 62 anni di età e 20 di contri­buti o a 41 anni di contribuzione senza paletti sull'età ana­grafica. Ma per il momento nulla si muove ed il governo resta fermo e non cede sull'asticella dei 67 anni.

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