La Perla, Landini: grave mobilità 126 dipendenti. Marchio a rischio

La Perla, Landini: grave mobilità 126 dipendenti. Marchio a rischio
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Martedì 2 Luglio 2019, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 18:34
«L'apertura delle procedure di mobilità per 126 dipendenti di due società del gruppo La Perla è un fatto grave. Si tratta di un intervento che inspiegabilmente, su 1.200 dipendenti nel mondo, sceglie di eliminare cento persone a Bologna, più della metà delle aree di campionario, dove risiede il know how, il saper fare, del prodotto leader del
mercato dell'intimo e della corsetteria». Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in una nota.

«Se si licenziano le figure del cuore professionale dell'impresa, impiegate tecniche, sarte, modelliste, - aggiunge
il leader della Cgil - si smonta l'impresa spingendola fuori dall'Italia e si confermano i sospetti che l'acquisto da parte
del Fondo Sapinda sia stato un gioco finanziario, senza alcuna logica industriale: nessun progetto di sviluppo, un piano industriale fatto solo di tagli del personale».

«Si tratta di un altro marchio di prestigio del made in Italy - sottolinea Landini - che rischia di vedere la sua linea
produttiva e ideativa totalmente realizzata all'estero, con un grave danno economico e di immagine per la manifattura italiana e per lo stesso made in Italy. Insieme alla categoria e alla Cgil di Bologna e dell'Emilia Romagna - conclude - cercheremo di portare all'attenzione del governo e delle istituzioni locali tale situazione. Non lasceremo sole le lavoratrici».

«Dopo questo deludente ultimo incontro, a cui era presente anche la rappresentanza aziendale del gruppo La Perla, andremo avanti, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti, con le iniziative di lotta per la difesa del loro posto di lavoro. Vogliamo, infatti, aprire un nuovo tavolo vertenziale al Mise». Lo ha detto Sonia Paoloni, segretaria nazionale della Filctem cgil, dopo il confronto avvenuto nel pomeriggio nella sede della Regione Emilia-Romagna.
«Questa decisione si è resa ineluttabile - ha continuato Paoloni - dopo che l'azienda ci ha comunicato il rifiuto sia al
ritiro del licenziamenti sia alla sospensione della procedura che riguarda il futuro di questi 126 lavoratori». Per Paoloni «l'azienda non ha poi presentato alcun piano industriale e non è stata in grado di dare risposte sulle prospettive future o sulla conduzione presente, tutto questo è inaccettabile. Il sospetto - ha concluso - purtroppo sempre di più evidente, è che l'operazione di acquisizione dell'azienda di un anno fa sia stata solo una mera operazione di finanza speculativa». 

 
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