Istat, restano alte povertà e disuguaglianze: 14,9 milioni di persone a rischio

Istat, restano alte povertà e disuguaglianze: 14,9 milioni di persone a rischio
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Lunedì 10 Ottobre 2022, 13:45
(Teleborsa) - E' rimasta pressoché stabile la povertà in Italia nel 2021. La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero la quota di individui che si trova in tale condizione è pari al 25,4%, pari a circa 14 milioni 983 mila individui, sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (25,3%) e al 2019 (25,6%).

Misure a sostegno del reddito hanno controbilanciato caduta

Nel 2020, si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 32.812 euro, ossia 2.734 euro al mese, che è tornato a ridursi rispetto all'anno precedente sia in termini nominali (-0,9%) che in termini reali (-0,8%). La riduzione del reddito mediano, pari in valore assoluto a 26.597 euro l'anno (2.216 euro al mese), è pari all'1,9%.

La contrazione complessiva dei redditi familiari rispetto al 2007, anno che precede la prima crisi economica del nuovo millennio, resta ancora notevole, con una perdita in termini reali pari in media al 6,2%.

L'andamento del reddito familiare in termini reali, nel corso del 2020, mostra gli effetti sia della forte riduzione dell'attività economica dovuta alla pandemia sia delle politiche pubbliche di sostegno al reddito: mentre i redditi familiari da lavoro dipendente e da lavoro autonomo sono diminuiti rispettivamente del 5% e del 7,1%, i redditi da trasferimenti sono cresciuti del 9,4% in virtù delle misure straordinarie messe in campo per fronteggiare l'impatto dell'emergenza sanitaria, raggiungendo una quota pari a circa il 37% di tutti i redditi familiari.

Crescono le disuguaglianze

In lieve peggioramento la disuguaglianza: nel 2020 il reddito totale delle famiglie più abbienti è stato 5,8 volte quello delle famiglie più povere (5,7 nel 2019). Questo valore sarebbe stato decisamente più alto (6,9) in assenza di interventi di sostegno alle famiglie.

Un'ancora nelle misure del governo

A partire da marzo 2020 sono stati molti e di diversa natura gli strumenti messi in campo dal Governo per fronteggiare la crisi dovuta all'emergenza sanitaria: sostegno al reddito, mantenimento dei livelli occupazionali, alleggerimento per le imprese del costo del lavoro durante il periodo di inattività. Massiccio il ricorso all'istituto delle integrazioni salariali che hanno interessato una platea di 6,04 milioni di dipendenti in costanza di rapporto di lavoro unendosi alle tante misure una tantum finanziate prevalentemente, se non esclusivamente, tramite la fiscalità generale.

I restanti interventi emergenziali in materia di protezione del lavoro hanno riguardato sia le forme di sostegno del reddito a rapporto cessato (proroga dell'indennità di disoccupazione NASpI), sia le misure una tantum (bonus 600-1000 euro) per la tutela dei lavoratori autonomi e atipici, degli stagionali e intermittenti alle dipendenze.

In riferimento al bonus 600-1000 euro emesso nel 2020, si stima sia stata di circa 4,3 milioni la platea dei beneficiari a fronte di un trasferimento netto in denaro di 6,2 miliardi di euro (1.451 euro a persona).

Durante la sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e delle attività didattiche delle scuole il Governo ha dato la possibilità ai lavoratori di ottenere un bonus monetario (c.d. bonus baby-sitting) che ha riguardato 765 mila i lavoratori, per un valore complessivo di 873 milioni di euro (in media 1.141 euro a persona).

Tra le misure preesistenti di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza (RdC) ha assunto un ruolo chiave. Nel 2019, le 970 mila famiglie beneficiarie (3,8% circa) hanno usufruito in media di importi annui poco oltre i 3.980 euro. Nel 2020, l'anno dell'esplosione dell'emergenza sanitaria, si stima che il RdC abbia raggiunto oltre 1,3 milioni di famiglie (5,3%), con un beneficio annuo di 5.216 euro pro capite.
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