Export di ortofrutta in calo, per Fruitimprese è neccessario firmare nuovi accordi bilaterali

EXPORT IN CALO, PER FRUITIMPRESE E' NECESSARIO FIRMARE NUOVI ACCORDI BILATERALI
di Federica Simone
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Giovedì 18 Aprile 2019, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 12:31
Esportazioni ortofrutticole al palo. Il 2018 è stato l’anno dei record negativi per questo settore con un calo di oltre 300 milioni di euro del fatturato e di circa 450mila tonnellate. Il dato più preoccupante riguarda il comparto della frutta fresca, che da solo ha perso il 16,2 % in quantità (circa 425 mila tonnellate) e l’11% in valore. Il 2018 quindi si è concluso con una forte battuta di arresto con un fatturato di 4,6 miliardi di euro mentre l’anno precedente aveva segnato un fatturato di 5 miliardi.

L’Italia esporta all’estero soprattutto mele e kiwi, tuttavia a causa di determinati fattori si è verificato un calo. Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi spiega che «per certi prodotti si è riscontrato un fattore produttivo. Per esempio nel caso delle mele il raccolto è stato scarso. La questione fondamentale, però, è che stiamo perdendo quote di mercato. In alcuni casi perché i mercati dei Paesi di destinazione sono stati chiusi come per quanto riguarda la Russia in seguito all’embargo. Abbiamo avuto difficoltà, inoltre, a raggiungere i Paesi del Nord Africa dove le problematiche politiche degli ultimi anni hanno portato instabilità e un calo del potere di acquisto di questi Stati che di conseguenza hanno dovuto ridurre le importazioni. Infine c’è una questione di competitività, che abbiamo perso a vantaggio di altri Paesi».

Con il progetto della Via della Seta si potrebbero aprire nuove opportunità per questo settore. Il valore totale dell’export verso la Cina è di 24 milioni di euro a fronte però di un import di circa 114 milioni. Grazie agli accordi bilaterali presi recentemente, l’Italia oltre ai kiwi potrà esportare nel Paese asiatico anche gli agrumi. 
Per Marco Salvi quel che manca «sono nuovi sbocchi, l’Italia non riesce a sottoscrivere accordi bilaterali con i Paesi, che vorrebbero i nostri prodotti, ma non li possono importare per limiti dovuti alle problematiche fitosanitarie. È da più di dieci anni che non si firmano accordi bilaterali con dei nuovi Stati nuovi». Ci sono dei Paesi, per esempio, come il Messico in cui l’Italia non può esportare nulla.

Le recenti misure adottate dal Governo come l’istituzione di un catasto delle produzioni frutticole nazionali, la realizzazione del tavolo ortofrutticolo nazionale e del fondo agrumicolo potrebbero essere d’aiuto per incentivare la crescita  «Noi imprese chiediamo soltanto di essere messe nelle stesse condizioni degli altri Paesi quindi avere una parte pubblica, che riesca a risolvere le questioni legate agli accordi bilaterali in tempi molto rapidi. Abbiamo bisogno di aprire nuovi mercati tutti gli anni. Una volta che si ottiene questo le imprese, come hanno sempre fatto, vanno in giro per il mondo, propongono i prodotti e possono farli arrivare in tutti i Paesi del mondo». 
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