Per l'Umbria la guerra costa già un punto di Pil

Per l'Umbria la guerra costa già un punto di Pil
di Federico Fabrizi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Marzo 2022, 17:27

PERUGIA Quanto peserà sull'economia regionale la guerra in Ucraina? Qualcuno sta già provando a fare i conti. Lo stanno facendo gli economisti Marcello Signorelli e Claudio Socci, che stimano come minimo sottolineando in rosso l'avverbio un meno 0,7 per cento nel Pil 2022 del Cuore verde. «Minimo - rimarca Signorelli - perché andrà considerato il rallentamento dell'economia globale e tutto quello che la guerra comporta relativamente alle conseguenze sulle catene globali del valore».
I DATI
Il dato stimato in questi giorni da Signorelli e Socci è il risultato di un modello di elaborazione che incastra diversi fattori, tra cui il calo della domanda estera, la minore domanda nazionale e la riduzione dei consumi interni in Umbria. L'export umbro verso la Russia vale 107 milioni di euro all'anno e quello verso l'Ucraina pesa circa 17 milioni. I dati sono riferiti ai bilanci - chiusi - del 2020. Anche per il 2021 i numeri non si discostano dall'anno precedente, e anzi come riportato nei giorni scorsi dal Messaggero hanno viaggiato con il segno più: l'agenzia di Confindustria Umbria export (pensata per accompagnare le imprese nei processi di internazionalizzazione), fissa a 85 milioni le esportazioni Umbria-Russia nei primi 9 nove mesi dello scorso anno, che vuol dire circa 115milioni a dicembre 2021, per l'Ucraina, invece, i 13 milioni tra gennaio e settembre dovrebbero valere almeno 17 milioni sui 12 mesi. Complessivamente, la somma dei due Paesi supera di poco il 3 per cento delle esportazioni delle imprese umbre. Dentro quelle cifre c'è molto di meccanica, meccanica per l'agricoltura in particolare, e anche beni strumentali, poi il tessile - molto di lusso - e le eccellenze agroalimentari: vino, olio, tartufo.
L'ANALISI
Su questo quadro gli economisti pesano le conseguenze dell'impennata dell'inflazione, spinta in particolare dall'aumento dei costi delle forniture energetiche: i più importanti istituti di ricerca internazionali ipotizzano variazioni di oltre il 20 per cento nel 2022 per il prezzo del petrolio e del gas importati. «Identificati i prodotti oggetto di scambi commerciali e abbinando il fenomeno inflazionistico spiega Signorelli - è possibile tentare di stimare l'impatto del conflitto anche sull'Umbria. Lo shock economico evidenzia una contrazione della domanda estera di alcune tipologie di beni e servizi e un incremento del prezzo di alcune materie prime. Per quantificare l'impatto della guerra, quindi, è necessario un modello caratterizzato dalla possibilità di innestare lo shock sia dal lato dell'offerta che dal lato della domanda con un grado di disaggregazione ampio. Il modello che abbiamo utilizzato è un modello di equilibrio economico generale computabile, basato sulla matrice contabilità sociale costruita per la regione Umbria. In base a questo, oggi possiamo ipotizzare che l'impatto dello shock composto di domanda e offerta costerà al sistema Umbria almeno lo 0,7 per cento in termini di minore Pil annuo».
IL QUADRO
Per stare sui numeri: l'economia umbra nel 2019 era circa 14 punti sotto i livelli pre-crisi di dieci anni prima e la pandemia ha fatto segnare un meno 8,5 per cento nel 2020 cui è seguito il rimbalzo del 6,1 per cento nel 2021.

Alcune proiezioni fatte nei mesi scorsi, ad esempio quella del Centro Studi Sintesi, cui Cna aveva commissionato una previsione per il 2022 piazzavano l'asticella per l'Umbria ad una crescita del 4,2 per cento. Il timore è che quella ripresa, purtroppo, venga significativamente ridimensionata, quasi congelata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA