Russia aumenta produzione di armi, ma le esportazioni crollano: il paradosso dell'economia di Mosca

Secondo la Cnn la Russia presto potrà produrre un numero di munizioni pari a tre volte di quelle che Stati Uniti e Paesi europei forniscono all'Ucraina

Russia aumenta la produzione di armi, ma crollano le esportazioni: il paradosso dell'economia di Mosca
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 11 Marzo 2024, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 15:03

Oltre due anni di guerra in Ucraina stanno causando un paradosso in Russia: da una parte la produzione di armi sta aumentando per alimentare l'aggressione nei confronti del Paese invaso dall'esercito di Putin; dall'altra stanno crollando le esportazioni delle armi prodotte e non solo a causa delle sanzioni occidentali. L'India e il Vietnam, ad esempio, stanno rafforzando i rapporti con gli Stati Uniti, la Cina non vuole dipendere da Putin che, al di là dell'amicizia duratura proclamata da Xi Jinping, resta un fornitore considerato inaffidabile. Di fatto secondo gli analisti l'unico mercato disponibile rimasto è in Medio Oriente.

I numeri

Andiamo per ordine.

Secondo la Cnn la Russia presto potrà produrre un numero di munizioni pari a tre volte di quelle che Stati Uniti e Paesi europei forniscono all'Ucraina. Una stima dell'intelligence della Nato di cui parla il network americano dice che le industrie militari, in cui operano almeno 3,5 milioni di persone, lavorano 24 ore su 24, sette giorni a settimana, con turni di 12 ore. Così possono produrre «250mila munizioni di artiglieria al mese, tre milioni l'anno. Mentre la capacità di produzione di Stati Uniti ed Europa è di 1,2 milioni di munizioni l'anno da inviare a Kiev. I militari russi dispiegati al fronte sparano 10mila proiettili di artiglieria al giorno, gli ucraini duemila». A questo Mosca aggiunge le munizioni che importa dall'Iran e dalla Corea del Nord. La Russia produce inoltre 115-130 missili a lungo raggio e 300-350 droni di modello iraniano al mese. E ha un arsenale con ancora 700 missili.

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Le esportazioni 

Ma c'è anche l'altra faccia delle medaglia di cui parla una recente analisi di Newsweek dal titolo: «La Russia scende al terzo posto nel commercio di armi mentre le esportazioni crollano». Osserva: «Secondo i nuovi dati rilasciati domenica dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), l’industria russa di esportazione di armi, un tempo potente, sta crollando tra le pressioni della guerra contro l’Ucraina e un’economia in difficoltà. L'aggiornamento annuale dell'organizzazione sull'industria degli armamenti ha visto la Russia cadere al terzo posto, dietro Francia e Stati Uniti, tra i maggiori esportatori di armi del mondo, è la prima volta che ha ceduto il secondo posto». In sintesi la produzione di armi per l'esercito che sta attaccando l'Ucraina va a pieno regime (ed è ovviamente un costo), la vendita all'estero del materiale bellico prodotto, un tempo fiorente, è in ribasso. «Nel complesso, le esportazioni di armi della Russia sono diminuite del 53% dal 2014-18 al 2019-23. "Il declino è stato rapido nel corso degli ultimi cinque anni", osserva il comunicato del SIPRI,  aggiungendo che il numero di clienti significativi della Russia è sceso da 31 a 12 nazioni in questo periodo».

Le previsioni

Pieter D. Wezeman, ricercatore senior del programma SIPRI, spiega: «La questione è fino a che punto l'industria delle armi russa sarà in grado di soddisfare la domanda russa e le esportazioni allo stesso tempo, tenendo conto anche del fatto che esistono sanzioni relative alla tecnologia di cui la Russia ha ancora bisogno per produrre armi, e anche per il pagamento opzioni, qualcosa che a quanto pare continua a ostacolare gli accordi in corso con l’India. Anche le preoccupazioni politiche incombono sui migliori clienti di Mosca. L'India, ad esempio, vuole dimostrare di poter collaborare con gli Stati Uniti contro la minaccia cinese. Lo stesso vale per il Vietnam e per l’Egitto, che ha tagliato quasi a zero la spesa per le armi russe, preferendo beni statunitensi, aiuti militari e sostegno politico».

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