Economia del mare: oltre 199mila le imprese operanti nel settore secondo l'ottavo rapporto nazionale

Economia del mare: oltre 199mila le imprese operanti nel settore secondo l'ottavo rapporto nazionale
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Lunedì 28 Ottobre 2019, 17:20
Sono oltre 199mila le imprese che operano nell'economia del mare. Il dato è relativo al numero di aziende iscritte nei Registri delle Imprese delle Camere di commercio italiane al 31 dicrembre 2018 ed è pari al 3,3% del totale delle imprese nel Paese. Se si riduce il campo di osservazione ai soli comuni costieri, le quasi 175mila imprese dell’economia del mare rappresentano il 9,5% del sistema imprenditoriale.
 
È quanto emerge dai dati contenuti nel VIII rapporto nazionale sull’economia del mare e nel III rapporto sul Lazio, realizzati da SiCamera - Union Camere Nazionali per la Camera di Commercio di Latina diffusi nella quinta giornata nazionale sull’economia del mare, la rassegna sulla blue economy organizzata dalla Camera di Commercio di Latina e dall’Azienda Speciale dell’Economia del Mare, in collaborazione con Unioncamere Nazionale e Unioncamere Lazio. 
 
Il settore in cui si concentra il gruppo più numeroso di imprese della blue economy è quello dei servizi di alloggio e ristorazione, strettamente legato al turismo: si tratta del 44,5% del totale delle imprese, quasi 89 mila. Il secondo settore, invece, è quello della filiera ittica, che va dalla pesca alla vendita al consumatore (“dal mare alla tavola”), che si attesta al 16,8%, con un numero di imprese pari a 33.549 unità.
 
Altri due settori che hanno un peso percentuale superiore al 10%, sono quello delle attività sportive e ricreative (15,2%) e la filiera della cantieristica navale (13,6%). Seguono a distanza, per numerosità di imprese, la movimentazione marittima di merci e persone, definito anche come “trasporti marittimi” (5,7%), le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (3,8%) e l’industria delle estrazioni marine, con meno di 500 aziende. 
 
Tra le regioni italiane, si conferma al primo posto la Liguria, regione in cui l’economia del mare mostra il peso maggiore sul tessuto imprenditoriale regionale, pari al 9,4% sul totale delle imprese. Seguono poi altre due regioni che superano la soglia del 5%: la Sardegna (6,0%) e il Lazio (5,5%). La stessa soglia viene appena raggiunta in Sicilia, mentre realtà come la Calabria (4,6%), le Marche (4,5%) e la Campania (4,1%), mostrano incidenze superiori al 4%. Il Friuli-Venezia Giulia è invece l’unica regione del settentrione con una quota di imprese dell’economia del mare superiore alla media nazionale: il 3,6% contro il 3,3%.

«La presentazione del rapporto sull’Economia del Mare è ormai diventata un appuntamento fisso, atteso dagli stakeholders istituzionali e anche soprattutto dei privati e imprese e associazioni, sia datoriali che di lavoratori. Il Lazio è la terza regione dopo la Liguria e dopo la Sardegna per valore aggiunto prodotto e per lavoratori occupati. Nella filiera dell’economia del mare, molta importanza la riveste il turismo, quindi settore alberghiero e ristorazione di costa», ha commentato Mauro Zappia commissario straordinario CCIAA Latina. 

«Dal rapporto emerge un settore composito fatto di tanti settori diversi. È una filiera che spazia dalla pesca per passare alla cantieristica, per arrivare al turismo all'attività ricettive, che cresce che dal 2014 ha visto un più 10% di imprese rispetto ad una media complessiva dell'1%. Occorre tener conto dell'economia del mare, dell'importanza di queste risorse per il mezzogiorno, perché nel sud queste attività pesano di più e contribuiscono ancor di più al reddito e all'occupazione», ha aggiunto Alessandro Rinaldi dirigente di Si Camera – Union Camere Nazionali. 

Per l'economista Massimo Lo Cicero, invece, l'Italia è «il Paese con il potenziale di crescita maggiore in Europa e nel Mediterraneo nell’economia del mare. La previsione trova conferma nel trend degli ultimi anni che ha fatto registrare cifre record tra il 2014 e il 2017, certificate anche nel Rapporto della Commissione Europea. Poi dal 2017 al 2019 la crescita si è fermata a causa della mancanza di politiche adeguate e investimenti sia a livello nazionale che locale». 
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