Benzina, nuovi aumenti: rifornirsi al self costa di più. E il prezzo medio parte a macchia di leopardo

Urso: "Non ci sono stati intoppi"

Benzina, altri aumenti: rifornirsi al self costa di più. E il prezzo medio parte a macchia di leopardo
di Mirco Paganelli
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Mercoledì 2 Agosto 2023, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 17:33

Scritti a penna, su fogli A4, magari lontano dalle corsie di rifornimento per non dare troppo nell'occhio. In alcuni casi, neppure presenti. È ufficialmente entrato in vigore ieri l'obbligo per le pompe di benzina di esporre il prezzo medio regionale, oltre a quello effettivo di vendita. Un battesimo superato a macchia di leopardo nell'ennesimo giorno di ritocco ai prezzi dei carburati registrato dall'Ossevaprezzi del Mimit: il prezzo medio praticato della benzina in modalità self risulta pari a 1,913 euro al litro a fronte dei 2,047 euro al litro pagati per il servito.

Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è filato tutto liscio.

La misura è stata introdotta dal decreto ministeriale del 31 marzo che fa parte del più ampio disegno del governo di riordino del settore. Ma da un tour della penisola emerge un'applicazione discontinua. Le informazioni richieste sono talvolta poco visibili oppure del tutto assenti.

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LE REGOLE

La normativa, entrata in vigore ieri, prevede che oltre ai prezzi di benzina, diesel, gpl e metano praticati dalla singola stazione di servizio, venga esposto, sulle strade urbane, anche il prezzo medio regionale. I distributori in autostrada sono invece obbligati ad esporre il prezzo medio nazionale. Il ministro Urso ha sottolineato come nella giornata di partenza «non si siano registrati intoppi nell'acquisizione dei valori da parte dei gestori e nella diffusione delle statistiche». Eppure, da Nord a Sud, la storia sembra almeno in parte diversa.
È il caso di Napoli dove l'esposizione media dei prezzi è a singhiozzo. In diversi punti vendita non c'è proprio traccia dei cartelli richiesti dal ministero, soprattutto nelle periferie dove, va precisato, sovente mancano pure i tabelloni con i prezzi praticati per i singoli prodotti.
Sempre a Sud, a Bari, c'è chi il cartello lo mette ben in vista, chi meno, appiccicando un semplice foglio di carta sul vetro del gabbiotto con la cassa, in genere raggiunto solo dopo essersi riforniti.
Da una carrellata dei prezzi medi regionali emerge poi come la Puglia abbia i valori più alti del Paese, al pari dell'Alto Adige: se la verde ha un costo medio di 1,943 euro al litro, il gasolio vale 1,771 euro.
Risalendo lo Stivale, si passa a Orvieto, dove, in assenza di un tabellone ufficiale, c'è chi si è ingegnato con i valori scritti a penna su un semplice foglio da stampante; agli automobilisti occorre dunque aguzzare la vista per identificarlo. C'è poi il caso di Frosinone: se nel capoluogo il prezzo medio del gasolio è stato indicato come 1,757 euro e la benzina 1,902, nel comune di Sora i due valori risultano essere rispettivamente 1,748 e 1,895. Peccato che entrambe le città appartengano alla stessa regione, il Lazio.

I COSTI

Automobilisti, dunque, disorientati, come confermano i gestori di alcuni distributori. «Vedendo molti cartelli, i clienti non capiscono cosa vanno a pagare alla fine», dicono da un punto vendita di Roma. La misura introdotta, secondo Urso, «tutelerà la stragrande maggioranza di gestori onesti, isolando chi mette in pratica comportamenti scorretti». E ancora, «per risolvere una volta per tutte il problema dei costi alti afferma un altro esercente della Capitale -, basta abbassare le accise». E ricorda: «Non siamo noi ad applicare i prezzi, ma la compagnia. Noi su ogni litro guadagniamo 3 centesimi, da quello dobbiamo togliere le spese. Rimane pochissimo». Ma di un nuovo taglio delle accise non se ne parla anche di fronte a un'altra giornata di aumenti sulla rete. Lo ha ribadito il Tesoro con la sottosegretaria, Lucia Albano che ha escluso i presupposti per una riduzione delle accise, alla luce dell'andamento dei prezzi internazionali. Del resto lo stesso ministro Urso soltanto poche ore prima aveva ricordato che «le risorse pubbliche devono essere destinate laddove ci siano davvero delle emergenze».

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