Tornare indietro non si può, chiarire sì. Il banco Ue delle automobili premia Berlino e scontenta Roma e, dietro la ribalta di un Consiglio europeo dall'ordine del giorno molto affollato, il dibattuto stallo politico sullo stop ai motori termici dal 2035 sembra aver trovato la sua via: il Bundeskanzler Olaf Scholz potrà fare rientro in patria con la promessa di Bruxelles dei chiarimenti richiesti sugli e-fuels, che l'automotive potrà continuare a usare. Un compromesso da perfezionare nei prossimi giorni ma «svantaggioso» per Roma, che da settimane invoca il nullaosta anche per i biocarburanti con una linea che la premier Giorgia Meloni ha espresso direttamente anche a Ursula von der Leyen. E che finisce per acuire la tensione - già alta a causa della partita ancora tutta da giocare sul nucleare - con Parigi: al presidente francese Emmanuel Macron non è andata giù la strenua resistenza tedesca per riaprire un accordo già chiuso con tanto di sigillo del Parlamento europeo.
Stop auto termiche, Meloni: «UE non deve decidere tecnologie per obiettivi transizione green»
Il piano
Planato sul tavolo dell'Europa Building dopo due settimane di fitti negoziati, il voltafaccia di Berlino sull'auto elettrica è in parte perdonato dalla Commissione europea che, ha fatto sapere il vicepresidente responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, sta lavorando «all'interno del quadro dell'accordo» per essere «più esplicita sul riferimento agli e-fuels» già presente nel testo.
Lasciandole in una minoranza senza più possibilità di bloccare la ratifica finale dei Ventisette. Il successo di Berlino non fa gioire - pur per motivi diametralmente opposti - nemmeno Parigi, decisa a restare «vigile» sull'attuazione rigorosa dello stop ai motori termici e sempre più nervosa per il voltafaccia tedesco su tutta la linea green, a partire dall'eterno 'nein' di Berlino sul nucleare. E mentre si cercano le risorse per finanziare il piano industriale Net-Zero - ancora vago il riferimento alla possibile istituzione di un fondo di sovranità comune - a incrinare l'asse Scholz-Macron è ormai da settimane l'inclusione dell'atomo tra le tecnologie «strategiche» che beneficeranno di permessi più facili e aiuti pubblici per accompagnare la transizione verde, scongiurando una delocalizzazione di massa delle aziende Ue verso le sirene dei maxi-sussidi da 369 miliardi di dollari elargiti dall'amministrazione Biden nell'Inflation Reduction Act. Da settimane battagliero sul, a suo dire deludente, piano proposto dall'Ue, il capo dell'Eliseo è deciso a tenere il punto affinché l'atomo «non sia discriminato» e venga inserito nella lista delle tecnologie chiave del Net-Zero. Difficile che l'imminente faccia a faccia con Scholz sia risolutivo.
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