Buoni pasto, meno commissioni per spingere gli acquisti nei supermercati

Governo e grande distribuzione al lavoro per fare in modo che più commercianti accettino i ticket al 100 per cento

Buoni pasto, meno commissioni per spingere gli acquisti nei supermercati
di Giacomo Andreoli
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:21

Rendere i buoni pasto dei lavoratori più convenienti per commercianti e supermercati, così da farli accettare al 100% in più bar, negozi e punti vendita.

Il governo è al lavoro con i rappresentanti del mondo del commercio e della piccola e grande distribuzione per migliorare uno strumento fondamentale del welfare aziendale, sempre meno utilizzabile. Cresce infatti il numero di esercizi che accetta i buoni pasto solo sul 50% degli acquisti o della spesa, mentre alcuni supermercati in franchising non aderiscono alla politica generale della catena e non li fanno usare. Altri invece non accettano i ticket sui prodotti in offerta. Quasi dovunque, poi, se ne possono utilizzare al massimo otto (limite entro cui sono cumulabili). Tutto lecito, anche perché non c’è un elenco ufficiale dei prodotti su cui è applicabile il voucher, ma in questo modo crescono le difficoltà per i lavoratori, paradossalmente a fronte di buoni che nel 2024 saranno ancora più convenienti da concedere ai dipendenti da parte dei datori di lavoro. La legge di Bilancio, infatti, estende la totale detassazione dei “fringe benefit” (in cui sono compresi i ticket) fino a 2mila euro annui per chi ha figli e a mille per gli altri.

I COSTI PER GLI ESERCENTI

«Gli esercenti – spiega a MoltoEconomia il presidente di Federconsumatori Michele Carrus – lamentano un livello insostenibile delle commissioni sui buoni pasto, per questo diminuisce sempre più a livello nazionale il numero di chi li accetta al 100%. Un problema crescente per le famiglie, che vista l’inflazione devono fare i conti con una capacità di acquisto notevolmente ridotta. Secondo un nostro studio un ticket di 8 euro non è più sufficiente per pagare un pasto». In questa situazione, considerando anche le limitazioni per tipo di prodotto e di menu, secondo un sondaggio di Altroconsumo, un lavoratore su tre preferisce portarsi in ufficio il pasto da casa e chiede che l’equivalente dei buoni pasto sia messo direttamente in busta paga. Come segnala un’indagine della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, la maggior parte dei commercianti, per accettare i buoni, deve pagare commissioni che vanno dall’11% al 15% del valore del ticket. Alcuni vanno oltre, fin quasi al 20%. Considerando anche i costi di produzione e trasporto, in alcuni casi su un voucher da 10 euro, rimangono solo 2-3 euro da spartire tra il venditore finale e la società che emette i buoni. Solo per un’impresa su tre le commissioni sono inferiori al 10%. A luglio 2022 le associazioni di settore, in primis Federdistribuzione, hanno ottenuto la riduzione al 5% delle commissioni massime per i buoni forniti dalla pubblica amministrazione. Ora l’esecutivo, al tavolo permanente dedicato ai settori a distribuzione, commercio e industria dei beni di largo consumo, ha promesso un intervento. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, vorrebbe farlo nel 2024. Due le misure sul piatto: il dimezzamento delle commissioni medie nel settore privato o un fondo per coprire una quota maggiore di margine per le imprese sui buoni. Un modo per ripagare la distribuzione dello sforzo in atto per aumentare le promozioni nel trimestre anti-inflazione, a differenza della grande industria che finora ha messo in campo poco o nulla di concreto. Un altro intervento a favore del mondo del commercio è l’apertura all’uso dei fondi di Transizione 5.0, come da rimodulazione del Pnrr con il nuovo capitolo del Repower Eu.

Si può attingere a un bacino di 4 miliardi per iniziative di digitalizzazione e sviluppo tecnologico dei punti vendita. Ad esempio per nuovi strumenti tecnologici per la vendita e per i pagamenti (carrelli intelligenti, casse automatiche, strumenti di self scanning, contactless), ma anche per cambiare la presentazione dei prodotti in negozio e per l’efficienza dei rapporti con i fornitori, cercando però di tutelare i posti di lavoro messi in difficoltà dalla transizione digitale. La distribuzione, comunque, chiede di rendere strutturali e più pesanti gli incentivi esistenti, considerando le tecnologie specifiche del settore del commercio.

IL RAGGIRO

Il governo, però, ha chiesto ai rappresentanti dei commercianti di impegnarsi con maggior forza contro il fenomeno delle percentuali che alcuni esercenti trattengono illegalmente sui ticket. Togliendo i soldi ai lavoratori. Secondo le segnalazioni arrivate negli ultimi mesi all’Unione Nazionale Consumatori, in alcuni supermercati questa “commissione” illecita per ogni buono pasto elettronico usato sarebbe arrivata fino a 20-23 centesimi. «Il consumatore – commenta il presidente dell’Unc – segnali il caso alla propria ditta e alla società che ha emesso i voucher, così da far revocare la convenzione con i disonesti».

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