Cessione di partecipazioni, la Cdp sarà l’azionista ma a gestire resterà il Mef

Al Tesoro il controllo sulla governance

La sede di Cassa Depositi e Prestiti
di Andrea Bassi
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 07:45

È presente un aspetto non secondario nel nuovo programma di cessione di partecipazioni avviato dal governo.

Diverse società pubbliche che entreranno nel piano di dismissioni, sono controllate congiuntamente dal Ministero dell’Economia e dalla Cassa Depositi e prestiti. È il caso per esempio di Poste, ma anche di Eni. Partiamo dal primo gruppo, per il quale il governo ha già approvato in via preliminare il Dpcm di privatizzazione. Il Tesoro controlla il 29,2 per cento del gruppo, mentre la Cdp ha in portafoglio il restante 35 per cento. Ad essere vendita sarà la quota diretta del Mef. In questo modo la Cassa diventerà l’azionista di controllo della partecipazione. Lo stesso vale per Eni, dove il Tesoro ha circa il 4 per cento, mentre la Cdp ha il restante 27 per cento. Anche in questo caso a finire sul mercato sarà la quota del Tesoro.

IL MINISTERO

Ma nonostante questo a “comandare”, ossia a determinare le nomine e gli indirizzi di gestione delle due società, sarà sempre il ministero dell’Economia. Come mai? Entrambe le partecipazioni sono nella cosiddetta «gestione separata» della Cassa depositi e prestiti. Ossia di quella parte delle attività della Cdp che sono finanziate attraverso la raccolta del risparmio postale attraverso libretti e i buoni fruttiferi postali. Proprio per il fatto che le attività della gestione separata sono finanziate con il risparmio degli italiani, quest’ultima è soggetta ad una disciplina speciale, che attribuisce maggiori poteri al ministero dell’Economia. Tra questi anche l’indirizzo e la gestione delle partecipazioni “acquistate” usando il risparmio degli italiani. In origine, quando la Cdp fu trasformata da ente pubblico in società per azioni, le società “trasferite” alla Cassa furono tre: Eni, Enel e Poste. La quota di Enel, tuttavia, è stata poi ceduta direttamente al Mef, dopo che l’Antitrust aveva chiesto che la società elettrica e Terna, il gruppo proprietario della rete di trasmissione nazionale, non stessero sotto lo stesso cappello.

Già oggi del resto, è il ministero dell’Economia a presentare le liste per Poste ed Eni. Una procedura che non si modificherà anche con la discesa del Tesoro nel capitale delle due società dopo le operazioni di cessione delle quote.

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