Vivendi, nell’aria contromossa «di mercato»: fare contrappeso in Telecom Italia

Vivendi, nell’aria contromossa «di mercato»: fare contrappeso in Telecom Italia
di Roberta Amoruso
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Giovedì 15 Dicembre 2016, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 07:56
C’è chi scommette che il campo si allargherà. Che altri protagonisti guadagneranno presto la scena. E che dunque non sarà solo un incontro/scontro a due tra Fininvest e Vivendi per il controllo di Mediaset. Può infatti essere Telecom Italia il prossimo campo di prova degli equilibri tra Francia e Italia, tra l’impero di Vincent Bollorè e quello di Silvio Berlusconi. Fino a che punto, si vedrà. Ma di certo la partita si giocherà «sul mercato». E’ questa l’indicazione che filtra dagli ambienti vicini al dossier e alla famiglia Berlusconi «compatta» a studiare da lunedì tutte le contromosse. Perché solo muoversi «sul mercato» e farlo «con serietà» può portare dritti all’obiettivo, si dice. Quale obiettivo? Naturalmente la difesa della roccaforte media della famiglia, visto da Berlusconi. Con un dettaglio non indifferente: il gruppo Mediaset è anche un pilastro dell’industria italiana, lo ha detto bene anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, e questa è un’occasione unica per riaprire gli equilibri in Telecom Italia, un altro pezzo di industria conquistata da Bollorè esattamente un anno fa, non è ancora chiaro con quale obiettivo. E allora sì che la trattativa sull’asse tra Parigi e Cologno Monzese potrà avere un equilibrio diverso, quando partirà. 
Se Fininvest e Vivendi si troveranno a convivere sia in Mediaset sia in Telecom (al Biscione basterebbe avere un 10% del gruppo tlc, contro il 24% di Vivendi) allora dovranno parlare di business ad armi quasi pari. 

A patto che Fininvest metta mano al portafoglio. Lo ha già fatto arrotondando la partecipazione in Mediaset fino a sfiorare il 40%. Ed è pronta a farlo ancora strappando, seppure con qualche forzatura, la compattezza di una parte della famiglia, cioè di Barbara, Eleonora e Luigi, i tre figli di Veronica Lario.

IL DOPPIO BINARIO 
A fine 2015 il gruppo Fininvest disponeva di oltre 330 milioni di liquidità, a cui si può aggiungere la dote in arrivo dalla vendita del Milan (altri 400 milioni). Basterà? Ad oggi il capitale ordinario di Telecom vale 11 miliardi, e questo vuol dire che un impegno del 10% vale poco più di 1 miliardo se gli acquisti vengono gestiti oculatamente. A quel punto, però, potrebbero scendere in campo anche le banche. E le munizioni crescerebbero sensibilmente. Sarebbe questa una delle ipotesi. 

In altri tempi il clima politico lasciò pochi spazi a un asse Mediaset-Telecom, ma ora che si tratta di difendere «un campo strategico» da una «scalata ostile» e «inappropriata», per usare le parole di Calenda, le cose potrebbero cambiare.

C’è da ricordare che questa storia non è nata lunedì con l’esordio di Bollorè nel capitale Mediaset. Le basi devono essere state messe a luglio quando Vivendi ha stracciato il contratto firmato ad aprile per l’acquisto di Premium. Una mossa non proprio lineare, viste le firme già agli atti. Senza contare che una decisione così plateale e senza un accenno di trattativa non è il massimo per chi come Bollorè ha sempre vantato buoni rapporti con Berlusconi. Non è un bel vedere anche se si pensa di concedere una certa ragione ai francesi che lamentano quanto fossero «gonfiati» i conti di Premium.

Dopodiché, approfittare del conseguente crollo del titolo Mediaset fa parte dello stile di Bollorè, noto per l’aggressività in Borsa. E non importa se sull’investimento in Telecom oggi registra una generosa minusvalenza. «E’ il mercato bellezza», direbbero “i vecchi” della Borsa. Giusto. Ma comprare, speculare e guadagnare (sulla carta sarebbero già 200 milioni), seppure per una coincidenza, su un contenzioso aperto dal raider è quantomeno inelegante.

Vivendi prepara l’Opa? Quasi impossibile visto che Fininvest si è arroccata attorno al suo 40%. Più probabile che i francesi puntino a un asse con i fondi. Non un affare da poco per un gruppo da sempre controllato dalla famiglia, abituato a gestire tutto in “casa” e impreparato a convivere con un socio scomodo. Ostile o no, la mossa di Vivendi ha sfruttato debolezze interne ed esterne: le copiose perdite di Premium, le divisioni interne alla famiglia Berlusconi, il vuoto politico. Forse anche questa è una coincidenza. Ma dopo Telecom concedere un altro passo a Bollorè può essere imbarazzante per qualsiasi governo. Ecco perché oggi Mediaset e Telecom potrebbero diventare un solo dossier.
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