La richiesta formale di misure aggiuntive era attesa, dopo che in novembre la Commissione aveva classificato l'Italia tra i paesi «a rischio di non rispetto» del Patto per uno scostamento dello 0,8% del Pil rispetto alle regole europee. Malgrado lo 0,3% di flessibilità aggiuntiva per terremoto e migranti concesso dall'esecutivo di Jean-Claude Juncker, nel 2017 manca ancora un altro 0,3% di Pil affinché l'Italia sia considerata «broadly compliant» (generalmente in linea, ndr) con il Patto. La revisione al ribasso delle prospettive di crescita per quest'anno potrebbe aver ridotto lo sforzo aggiuntivo richiesto all'Italia allo 0,2% di Pil (circa 3,4 miliardi).
I NUMERI
L'esecutivo comunitario nelle prossime settimane dovrebbe pubblicare un rapporto in base all'articolo 126.3 del trattato per violazione della regola del debito, primo passo di una possibile procedura. «Bruxelles ci ricorda che l'Italia ha un debito troppo alto, e questo lo sappiamo tutti, che avrebbe dovuto cominciare a scendere da quest'anno», ha spiegato Padoan: «Non lo ha fatto perché purtroppo siamo stati in deflazione e le condizioni di mercato non ci hanno permesso di completare il programma di privatizzazione». Secondo le fonti del Tesoro, «sono in corso in questi giorni contatti con la Commissione per valutare i passi opportuni per evitare l'apertura di una procedura di infrazione e al tempo stesso scongiurare il rischio che interventi restrittivi sul bilancio compromettano la crescita». Governo e maggioranza tuttavia appaiono divisi sulla strategia da seguire, mentre l'opposizione attacca. Per il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, «non c'è la disponibilità a fare una manovra che comprima o deprima la crescita». Il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, si è detto disponibile a «misure di aggiustamento», ma «senza penalizzare la crescita e senza ostacolare il contrasto alla povertà e all'eccesso di disuguaglianze». Per il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, «l'Europa deve decidere se stare dalla parte della creazione di lavoro e del sostegno alla crescita oppure se cedere a una globalizzazione che lascia più vinti che vincitori». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha chiesto a Gentiloni «discontinuità nella politica economica» e di «riconoscere gli errori fatti» da Padoan. Secondo il senatore Gaetano Quagliariello, «iniziano a scadere le cambiali che (Matteo) Renzi ha imposto all'Italia nel suo tentativo dissennato di vincere il referendum».