Nobel per l'economia a Tirole, lo studioso che vuole tassare i licenziamenti

Nobel per l'economia a Tirole, lo studioso che vuole tassare i licenziamenti
di Francesca Pierantozzi
2 Minuti di Lettura
Martedì 14 Ottobre 2014, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 12:22
Il nuovo premio Nobel per l'Economia conosce poco i giornalisti ma benissimo i numeri: «A mezzogiorno e un quarto ho visto la serie di chiamate

che avevo ricevuto sul cellulare e l'occhio si è fermato sulla numero 46: dalla Svezia. Ho avuto bisogno di 45 minuti per chiamare la mia famiglia e riprendermi». Jean Tirole, 61 anni, fondatore, docente e ricercatore all'Ecole d'Economie di Tolosa, 24 pagine di curriculum, 200 pubblicazioni e più di dieci libri, non ha avuto bisogno ieri di nascondere la gioia. Nessuna falsa modestia, nessuno snobismo per questo prof adorato dai suoi studenti, che continua a seguire i dottorandi, va ai seminari, legge e corregge tutte le tesi e ha avuto il coraggio, nel '90, di lasciare gli ori e gli allori degli Stati Uniti (M.I.T, Harvard, Princeton) per tornare in Francia.

Definito, anche dai giurati svedesi, come «uno degli economisti più influenti del nostro tempo» e premiato, recita la motivazione, «per la sua analisi delle forze di mercato e della regolamentazione», Tirole è in realtà difficilmente classificabile, fuori dai tradizionali opposti schieramenti tra statalisti e liberali, di sinistra o di destra. Ma dal dibattito pubblico non si tira indietro.



In una recente tribuna pubblicata da Libération prendeva apertamente posizione contro il rigore e l'applicazione letterale dei trattati invitando a una riduzione del debito a medio termine. Nel 2003 aveva invece fatto scandalo proponendo, con Olivier Blanchard, una radicale riforma del lavoro. Tirole - che ancora oggi sottoscrive - aveva invitato a superare l'apparentemente invalicabile frontiera tra contratti a tempo indeterminato e determinato, con la creazione di un «contratto unico» e instaurando, contemporaneamente, una «tassa sui licenziamenti» per le imprese.



Ieri Tirole ha ribadito davanti ai microfoni - dopo una conferenza stampa improvvisata tra gli applausi alla Scuola di Tolosa - le sue idee per superare la crisi: «più Europa, avanti con un'Unione bancaria indipendente dai governi», radicale riforma per superare «lo stato catastrofico dell'occupazione, soprattutto giovanile» prendendo esempio dal nord Europa. «Sono certo - ha detto - che il ruolo di un economista sia proporre idee e riforme. Oggi tutti sono d'accordo nel dire che dobbiamo riuscire a far convivere uno Stato più moderno con un'alta protezione sociale».



Anche se il suo nome circolava da tempo, ha assicurato di aver accolto la notizia del Nobel con immensa sorpresa. Ora spera che le cose non cambieranno troppo nella sua vita, che, a differenza del più giovane collega Thomas Piketty, autore del best seller Il Capitalismo nel XXI secolo, è lontana dai riflettori.



Terzo Nobel francese per l'Economia e secondo quest'anno dopo il premio per la Letteratura andato a Patrick Modiano, Tirole ha auspicato che la cultura economica si diffonda maggiormente, «fin dal liceo» e ha fatto mea culpa sulla crisi «perché le ragioni erano note da anni ma sono rimaste confinate nelle riviste specializzate, mentre era nostra responsabilità divulgare di più». La moglie Nathalie in compenso ha pochi dubbi: «Adesso lo vedrò ancora meno».