Ci vuole subito «un accordo forte e complessivo con la Grecia, che produca crescita, sia socialmente equo e finanziariamente sostenibile».
La linea di Mario Draghi è chiara e fa appello soprattutto ad Atene: «Tutti gli attori devono correre l'ultimo miglio, ma la palla è nel campo della Grecia», dice il presidente della Bce dal Parlamento europeo.
Deve esser altrettanto ben chiaro a tutti, però, aggiunge Draghi, che «al momento non possiamo fare previsioni o immaginare le conseguenze a lungo termine» di un’uscita della Grecia dall'Eurozona.
Dunque «un accordo forte e credibile» e che arrivi «molto presto» è «necessario, non solo nell'interesse della Grecia ma dell'intera eurozona».
Da parte sua la Bce «sta facendo tutto quanto in suo potere». E la liquidità della Bce «continuerà ad essere estesa fino a quando le banche greche saranno solventi e forniranno le garanzie sufficienti». Ma ora tocca alla politica. Perchè un’intesa sulla revisione del programma della Grecia e sugli esborsi «è una decisione politica», spetta «interamente all'Eurogruppo», e non «ai banchieri centrali», puntualizza Draghi che oggi ha incontrato il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker. Non si provi però a dare la colpa all’Europa: «La situazione economica in Grecia è drammatica», ma «non è responsabilità degli altri Paesi dell'Eurozona o delle istituzioni europee», fa sapere Draghi.
Per il resto, la ripresa «procede ad un passo moderato» ma «dovrebbe ampliarsi» e «le proiezioni» sono per una crescita «dell'1,5% nel 2015, dell’1,8% nel 2016 e del 2,0% nel 2017».