«Nel mondo della pasta ora la parità è servita», una donna alla guida di tutti i pastai italiani

«Nel mondo della pasta ora la parità è servita», una donna alla guida di tutti i pastai italiani
di Carlo Ottaviano
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Sabato 15 Luglio 2023, 12:36 - Ultimo aggiornamento: 14:12

«Se ci si confronta in maniera autorevole e competente, chi è di fronte a una donna si comporta di conseguenza. In 30 anni di attività solo una volta ero in Calabria ho percepito il disagio dell'interlocutore: il dirigente di una catena commerciale non mi rivolgeva la parola, anzi neanche uno sguardo, preferiva parlare con il collaboratore che mi accompagnava», racconta Margherita Mastromauro, 53 anni, pugliese, da un mese presidentessa dei pastai italiani di Unione Italiana Food, prima donna a ricoprire questo ruolo.
Quindi, essere donna non è stato mai un freno, per lei che di esperienze importanti sul campo ne ha avuto tante (anche deputata, eletta nel 2008)?
«Premesso che nel mio impegno ho sempre sostenuto le tematiche di genere e i processi per dare pari opportunità, io non ho mai sentito differenze sostanziali. O meglio: fin quando sono diventata mamma. Fino allora puoi fare la stessa carriera degli uomini. Se diventi mamma, noti invece la differenza, hai bisogno di altro tempo per la famiglia. Ecco, questo è il vulnus, il divario oggettivo causato dalla organizzazione sociale».
Combattute tra famiglia e lavoro, è difficile gestire le responsabilità. Per questo siete poche ai vertici di aziende e associazioni imprenditoriali?
«Quando sono entrata in Confindustria eravamo di meno. Ma tutte grintose, sfidanti».
Lei, però, avrebbe voluto fare altro?
«Il mio sogno era la carriera diplomatica, parlare tante lingue, girare il mondo. Dopo la laurea in scienze politiche, alla Luiss a Roma, stavo preparando il concorso, quando mio padre mi propose un lavoro».
Nel pastificio Riscossa fondato a Corato (Bari) nel 1902 da suo bisnonno Leonardo. La classica e bella storia dell'emigrato, partito con la valigia di cartone per l'America, che torna dopo 12 anni e diventa imprenditore di successo.
«Nel 1995 al vertice c'era ormai mio padre, che aveva acquisito un'azienda a un centinaio di chilometri dalla nostra sede. Non so perché ma mi chiese una mano. Non pensavo sarebbe diventata la mia vita, accettai la proposta considerandola un'esperienza temporanea. È stata gavetta e formazione. È stata una scoperta. Sono una persona curiosa e versatile e poi questo mestiere evidentemente è nel mio dna. Da piccola sono cresciuta nel pastificio. Per passare il tempo, aiutavo a confezionare i pacchi. Insomma dopo i due anni in stabilimenti lontani, vengo chiamata alla sede principale».
Dove fa carriera, fino a venire nominata nel 2000 presidentessa. Un bell'impegno considerando il fatturato nel 2022 di 45 milioni di euro e occupando un centinaio di persone. Con un dato particolarmente significativo, tanto più per un'azienda meridionale: il 60% è esportato.
«In effetti è lo stesso dato medio del settore che complessivamente ha un giro d'affari di 7,3 miliardi di euro. Il nostro è un comparto che gode di buona salute, forte, resiliente. Sappiano di avere una importante funzione sociale perché la pasta, nonostante gli aumenti che ci sono stati, è assolutamente accessibile. Abbiamo appena pubblicato il libro "Pasta, straordinario quotidiano" con ricette per 4 persone spendendo tra i 5 e i 10 euro, cioè al massimo 2 euro a testa per un piatto completo, ricco di vegetali, equilibrato da un punto di vista nutrizionale, economico. La chiave del successo della pasta italiana è la capacità di rendere felici con budget bassi».
La vita diceva Fellini è una combinazione di pasta e magia. Ma basta la narrazione o ci vuole prima di tutto la qualità per essere con 3,5 milioni di tonnellate i primi produttori mondiali (seguiti da Usa e Turchia)?
«È vero, siamo i primi, ma non siamo gli unici produttori. Abbiamo una quota del 22% nel mondo. Quindi la concorrenza c'è, è spietata. Dobbiamo contraddistinguerci mantenendo elevati standard qualitativi. Finora il Made in Italy è apprezzato perché sappiamo usare sapientemente le farine di grani duri ricche di proteine, le sappiamo miscelare con sapienza perché fa parte della nostra tradizione».
Ma nella produzione di grano l'Italia non è autosufficiente?
«Le nostre buone performances derivano da molti fattori, prima di tutto la tenuta in cottura. Per questa serve glutine di qualità e in quantità adeguata. Io sono pugliese, non posso che essere fan delle nostre produzioni di grano. Quest'anno temiamo che a causa delle abbondanti piogge possa essere poco e di scarsa qualità. In ogni caso il grano italiano è insufficiente e siamo costretti a importare dall'estero. Salvo ridurre la produzione di pasta, ma non mi sembra una grande idea. Comunque, selezioniamo il grano migliore, più ricco di proteine. Altrimenti non saremmo in grado di mantenere la qualità e la conseguenza supremazia della pasta italiana nel mondo».

 

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