Civitavecchia, la coca sequestata era per il mercato del litorale

I militari della Guardia di finanza ispezionano i container al porto (Foto Luciano Giobbi)
di Stefano Pettinari
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Lunedì 15 Giugno 2020, 12:04
«Siamo di fronte a un grosso e grave equivoco». E' l'opinione dei due avvocati difensori di Simone D'Angelo e Manuele Scognamiglio, i due civitavecchiesi arrestati perché ritenuti coinvolti nel traffico internazionale di droga che avrebbe dovuto portare a Civitavecchia qualcosa come 54 chili di cocaina. I legali Francesca Maruccio e Matteo Mormino, rispettivamente difensori di Scognamiglio e D'Angelo, commentano così la vicenda all'indomani dell'udienza di convalida dell'arresto dei propri assistiti. «Intanto è già un successo il fatto che a entrambi siano stati concessi gli arresti domiciliari dicono ma certamente ricorreremo anche al tribunale del Riesame, chiedendo, come avevamo già fatto in sede di convalida, la completa libertà. Abbiamo anche contestato la stessa convalida, perché sinceramente non si capisce dove sia la flagranza del reato, senza che ci sia l'oggetto del reato, ovvero la droga, che non è stata trovata in possesso di D'Angelo e Scognamiglio».
All'interno del container frigo c'era un solo panetto di cocaina, dopo che il grosso del quantitativo era già stato sequestrato a Gioia Tauro. Ma gli inquirenti hanno scelto di far arrivare quel panetto di coca a Civitavecchia per vedere chi lo avrebbe preso in consegna. «Di quella sostanza i due non ne sanno nulla ribadiscono i legali -. Non sapevano che all'interno potesse esserci della droga. Siamo di fronte a una questione del tutto infondata, a un contesto criminoso di cui nessuno dei due fa parte».
E invece è proprio su quel contesto criminoso che adesso gli inquirenti sembra stiano concentrando le maggiori attenzioni. Quello che stanno cercando di capire, infatti, è se dietro al traffico ci sia una vera e propria organizzazione dedita al traffico di droga sull'intero litorale. Il sospetto è che, dato che il carico di cocaina aveva come destinazione finale Civitavecchia, quella droga dovesse andare a rifornire i vari pusher che operano tra Civitavecchia e Ladispoli. E soprattutto se ci possa essere qualche legame con la criminalità organizzata calabrese o addirittura direttamente con i fornitori sudamericani.
 
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