Quest'America
di Anna Guaita

 La guerra delle taglie fa male a tutti

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Sabato 9 Agosto 2014, 16:05
 Una volta i negozianti si limitavano a mettere nei camerini specchi che riflettevano un’immagine lievemente più snella e allungata. Da alcuni anni, il mondo della moda ha trovato un sistema molto più efficace per spingere le donne a comprare i capi d’abbigliamento: i produttori hanno aggiunto centimetri al punto vita e ai fianchi, ma hanno allo stesso tempo abbassato le taglie. Oggi una signora che non abbia perso peso e sia rimasta sempre con le stesse misure, può scoprire di indossare una taglia una o due volte inferiore a quella che indossava dieci anni fa. Le chiamano “misure della vanità”, e pare facciano miracoli: quando una cliente infila un capo taglia 2 o 4 (corrispondenti a una 38 o 40 in Italia) e scopre che le sta a pennello, tocca il cielo con un dito. E tuttavia in lei non è mutato nulla, è solo un’impressione.Per avere un’idea di quanto siano cambiati i parametri con il passare degli anni, basterà ricordare che Marilyn Monroe indossava una taglia 16, quello che oggi corrisponde a una XXL, ma che allora era solo una M. Ovviamente, a forza di abbassare le taglie e allargare il punto vita, le donne magre si ritrovano a scendere sottozero. Negli ultimi due anni abbiamo visto arrivare sia la taglia zero, che la doppio zero. Da due settimane siamo arrivati alla tripla zero.La notizia che catene popolari e diffusissime come “J Crew” e “Abercrombie and Fitch” stessero adottando taglie così ridotte ha causato proteste da tutti i campi. La tripla zero veste chi ha un punto vita di 58,5 cm, cioé un vero vitino di vespa. Le due società hanno spiegato che devono pensare anche alle clienti dell’est asiatico, cinesi, coreane, giapponesi, che sono più piccole sia di statura che di peso.Educatori e medici hanno tuttavia espresso il timore che la comparsa nei negozi americani di taglie così minime non farà che peggiorare il sempre presente fenomeno dell’anoressia, cioé la tendenza di tante ragazze di denutrirsi per poter essere magre, anzi scheletriche, come la moda insegna. Di fatto la protesta contro le taglie minime è speculare a quella contro l’esplosione delle “taglie della vanità”. Proprio quando si registra un’esplosione dell’obesità, quando un terzo delle donne americane è gravemente sovrappeso, negli Usa è cresciuta anche l’anoressia. Tutte le donne oggi vogliono essere più magre, e alcune – che per motivi di salute dovrebbero davvero seguire un regime alimentare dimagrante - nel provare le taglie finte possono credere di essere più snelle di quel che non siano e rinunciare a seguire una dieta più sana. Intanto, l’arrivo della taglia 000 per le magrissime aggrava l’altro problema sociale, perché nelle ragazze e nelle donne sofferenti di anoressia crea la sensazione di non essere mai abbastanza filiformi.                                                                                         

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