Quest'America
di Anna Guaita

 Bullismo: finalmente una buona notizia

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Mercoledì 9 Settembre 2015, 22:21
  New York – Non è ancora il caso di cantare vittoria, ma le ultime notizie sul fronte del bullismo scolastico negli Usa danno motivo di sperare in un futuro molto più sereno. La campagna lanciata nel 2010, anche con l’aiuto della Casa Bianca, registra un calo del 25 per cento nella percentuale di giovani fra i 12 e i 18 anni che denunciano atti di prevaricazione fisica, verbale o sociale da parte dei compagni. Se dicevo che ancora non è il momento di cantare vittoria, è perché un buon 22 per cento dei giovani continua a denunciare soprusi, e questo vuol dire che ogni anno 10-11 milioni di ragazzini sono vittima di maltrattamenti. Una cifra raggelante. Soprattutto se si pensa che queste vittime finiscono spesso per assentarsi da scuola, avere un rendimento scadente, scivolare nella depressione, fare uso di alcol o droghe. Nel 2010, dopo una serie di suicidi di giovani gay perseguitati dagli scherzi e le vessazioni di compagni bulli, fu lanciata la campagna “It gets better”, cui aderirono anche il presidente Barack Obama e la moglie Michelle. Varie inziative sono poi state prese dal Dipartimento dell’Istruzione e da quello della Salute, insieme alle autorità dei vari Stati e a numerose organizzazioni private per fermare ogni forma di sopruso. Ma – come ha riconosciuto il segretario dell’Istruzione Arne Duncan – a “fare la differenza” sono state le persone comuni, che hanno raccolto il messaggio e si sono impegnate nella vita di tutti i giorni: “Genitori, insegnanti, autisti di autobus scolastici, medici e infermiere, membri della comunità, studenti e giovani – ha detto Duncan – hanno agito e hanno così lanciato il messaggio che il bullismo non è accettabile”. Ma in questi anni, una verità è venuta fuori, potente nella sua semplicità: nel 57 per cento dei casi, basta la singola voce di un compagno che gridi “smettila!” per fermare la cattiveria di un bullo.
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