Un pianeta senza uccelli: in mezzo secolo persi quasi 3 miliardi di volatili. Sotto accusa clima e pesticidi

Un pianeta senza uccelli. In mezzo secolo persi oltre 3 miliardi di volatili. (immag pubbl da Ansa)
di Remo Sabatini
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Lunedì 8 Giugno 2020, 17:23

I cieli del pianeta si stanno svuotando. E non è per niente una buona notizia. Questo, in breve, il risultato di diversi studi della comunità scientifica internazionale che, da diversi anni, si sta occupando del preoccupante declino degli uccelli nel mondo. Dall'Europa agli Stati Uniti fino al Canada, il numero di volatili scomparsi assume numeri da capogiro, già nell'ottobre scorso anticipate in una ricerca pubblicata da Science. Dedicata alla scomparsa degli uccelli del Nord America, grazie all'analisi dei censimenti registrati negli ultimi decenni dal North American Breeding Bird Survey e dall'International Shorebird Survey, lo studio aveva preso in esame 529 specie di uccelli che rappresentano più del 90% delle specie presenti nell'area e che aveva evidenziato, oltre alla diminuzione di esemplari delle specie più rare, anche l'inaspettata scomparsa di tantissimi esemplari di specie cosiddette comuni nei quali rientrano pettirossi, passeri e fringuelli. Persino i merli, tra le specie più robuste, avevano fatto registrare un notevole calo che, a partire dal 1970, in totale e considerando le 31 specie di uccelli più comuni, significava la scomparsa di non meno di 700 milioni di esemplari adulti. L'importanza del passero? Le specie di uccelli comuni, come ad esempio i passeri, difficilmente sono protagonisti di fatti di quei cronaca che, più o meno drammatica, sin troppo spesso, compaiono sui giornali e in tv. Abituati alla loro presenza da sempre, non ci si fa quasi più caso.

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Eppure, i passerotti e le altre specie comuni, sono fondamentali per l'ecosistema che, senza di loro, rischierebbe il collasso. La diffusione dei semi, il controllo dei parassiti, la rigenerazione di boschi e foreste e, non ultimo, il ruolo essenziale di impollinazione, sono tra i compiti che la natura ha loro affidato e che svolgono egregiamente. Così, se un passerotto ben difficilmente potrebbe essere scambiato per un aquila, il suo lavoro che lo vede dietro le quinte, non è meno importante. Dal Nord America all'Europa il passo, o dovremmo dire volo, è breve. Anche nel Vecchio Continente però, la musica non cambia. Anche se gli studi, da quelli più datati del 2010, fino ai più recenti che vedono coinvolte la EBCC (EuropeanBirdLife organisation) la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e la Czech Society for Ornithology (CSO) le cifre non sembrano molto distanti da quelle drammatiche registrate oltreoceano che, con numeri simili e nonostante il ribasso che negli ultimi anni sembra attenuarsi, continua a preoccupare. Le cause di questo drammatico declino? La comunità scientifica indica, oltre ai cambiamenti climatici, quello delle nuove pratiche agricole e l'uso dei pesticidi quali cause delle grandi perdite di specie di uccelli di campagna. Da qui, due nuove strategie studiate per invertire la tendenza. La Farm to Fork Strategy e la EU Biodiversity Strategy. Dove la prima, punta a ridurre del 50% l'uso (e l'abuso) delle sostanze chimiche nei pesticidi entro il 2030, e la seconda che invece convertire il 10%delle aree agricole contraddistinte da grande biodiversità.

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