Il maestoso Grifone di nuovo nel cielo di Subiaco: apertura alare di 3 metri

Il maestoso Grifone di nuovo nel cielo di Subiaco: apertura alare di 3 metri
di Antonio Scattoni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Marzo 2022, 17:55

Il Grifone è tornato a volteggiare dopo tanto tempo nel Parco Regionale dei Monti Simbruini. Nella più grande area protetta del Lazio a cavallo delle provincie di Roma e Frosinone, questo rapace che era praticamente scomparso dai cieli italiani ora è riapparso anche nell'area dei Simbruini, tra Subiaco e Avezzano, e la utilizza per cacciare le sue prede ma non per nidificare. Era praticamente scomparso dai cieli italiani ma nel 1990 è stato reintrodotto nella riserva naturale del Monte Velino e in località Frattura nel Comune di Scanno, entrambi in Abruzzo. Gli avvistamenti si ripetono. «Non è raro vederli - spiegano dall'ente Parco - Sono grandi uccelli che effettuano voli concentrici: il Grifone (Gyps fulvus) è un rapace di dimensioni imponenti che arriva a pesare undici chilogrammi, le sue ali sono molto larghe e lunghe tanto che la sua apertura alare può raggiungere quasi tre metri di lunghezza».


Ma di cosa si nutrono questi grandi uccelli e perché, anche se non nidificano dentro l'area dei Simbruini, vengono avvistati in continuazione e sempre più spesso? La chiave di lettura la danno gli esperti dell'area protetta: «Questo territorio, con ampie valli aperte e nel contempo abbondante fauna selvatica e domestica allo stato semi-brado - spiegano i rangers del Parco - è un habitat ideale per questa specie.

La nidificazione avviene in colonie anche di molti individui su pareti rocciose alte ed a strapiombo. Possono coprire grandi distanze durante la loro vita, alcuni esemplari rinvenuti sui Simbruini ed identificati grazie a tecniche di marcatura provenivano infatti dalla Spagna».


Sui Simbruini non si riproducono, i loro nidi li hanno realizzati in pareti rocciose poco accessibili, in Abruzzo e anche nel Lazio, nella riserva della Duchessa in provincia di Rieti. Nel Parco i grifoni sono presenti e i rangers dell'area protetta collaborano per gli avvistamenti con il comando carabinieri di Magliano dei Marsi che ha un progetto di monitoraggio, muniti di radio collare. «Pattugliano il cielo e se avvistano una carcassa di animale scendono tutti insieme - spiegano i guardia-parco - Quindi li si vede singolarmente o in gruppi di decine. Si nutrono solo di animali morti, e il numero di avvoltoi dipende anche dalla grandezza delle carcasse, tipo cavalli, bovini, pecore, cervi». Ma quali sono i pericoli per questi grandi rapaci che hanno la funzione di ripulire l'ambiente da carcasse e diventare dei veri e propri spazzini naturali dell'ambiente? «I principali fattori di minaccia - spiega Domenico Moselli, presidente del Parco - sono gli avvelenamenti di carcasse di mammiferi di grandi dimensioni, una pratica criminale usata per eliminare lupi e volpi».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA