Teramo, rinuncia alla gastroscopia dopo due rinvii consecutivi

Teramo, rinuncia alla gastroscopia dopo due rinvii consecutivi
di Maurizio Di Biagio
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Venerdì 25 Marzo 2022, 08:21

Manca il personale sanitario al Mazzini di Teramo e l'esame diagnostico viene spostato ben due volte con una signora teramana che, al terzo appuntamento fissato dal reparto, lo respinge sdegnosamente abbandonando del tutto l'idea. 'altronde l'esame non è quello da poter fare a cuor leggero: la gastroscopia in questo caso difatti prevede un digiuno di 5 ore, l'essere accompagnato da una persona, pertanto sconvolgendo orari lavorativi ed eventuali appuntamenti di altri, e infine anche un tampone. Senza contare i costi aggiuntivi.


La signora teramana D.B.E non ha resistito e al terzo invito ha preferito declinare. Questa la sua storia: «Avevo preso un appuntamento al Cup per la gastroscopia e siccome con la ricetta il primo giorno disponibile sarebbe stato ad agosto, l'ho prenotato privatamente al costo di 150 euro. Me l'hanno fissato entro qualche giorno, cioè per venerdì scorso alle 17 ma mi hanno telefonato la sera prima per spostarmelo al lunedì successivo alle ore 15».


C'è da tener presente che bisogna stare senza mangiare per ben cinque ore prima dell'esame: «Quindi ho fatto solo la colazione, poi bisogna andare pure accompagnati, così è dovuto venire anche mio marito, e per fare il tampone rapido al pronto soccorso mi sono presentata alle 14».

Dopo tre quarti d'ora, D.B.E., con tampone negativo, è andata in reparto, dovendo ancora attendere perché l'infermiera ha riferito che il medico era in riunione e che avrebbe dovuto aspettare.


«Alle 16 mi chiama finalmente il medico e mi dice che l'esame non me lo poteva fare perché mancava il personale di supporto e il macchinario. Me lo avrebbe fatto il giorno dopo ma io ho detto che non avevo più fiducia e non lo avrei fatto. Il dottore si è presentato in reparto senza tenuta medica, con il giaccone e puzzava di fumo. Quindi ne ho dedotto che era appena arrivato e non stava in riunione dentro al reparto come mi aveva fatto dire. È un comportamento non proprio consono, se si considera che se avessi ancora lavorato avrei dovuto chiedere un giorno».
 

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