Maltratta la compagna ucraina: «Tua figlia è una cicciona»

Maltratta la compagna ucraina: «Tua figlia è una cicciona»
di Teodora Poeta
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Venerdì 11 Marzo 2022, 08:25

Ha lasciato il suo Paese, l’Ucraina, oggi assediato dalle bombe dei russi, quando era un’adolescente per venire a vivere in Italia dove ha iniziato una nuova vita e dove sono nati anche i suoi tre figli ancora minorenni. Suo padre, invece, si trova a Leopoli «e non vuole lasciare l’Ucraina anche se lì – come racconta Victoria, 42 anni -, la guerra ancora non è arrivata, ma noi siamo comunque molto preoccupati per quello che sta succedendo». E mentre donne e bambini suoi connazionali proprio in questi giorni fuggono dai bombardamenti, Victoria, ieri, è dovuta entrare in un’aula di tribunale per raccontare un altro dramma, legato ai presunti maltrattamenti psicologici aggravati dalla presenza dei suoi figli minori in casa subiti dall’ex compagno durante la loro convivenza. E’ in provincia di Teramo, infatti, che lei adesso vive. Qui nel 2016 ha conosciuto l’uomo finito a processo, che non è il padre dei suoi figli, da diversi mesi in carcere dopo aver violato la misura del divieto di avvicinamento (sottoposto anche ad altri procedimenti).

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«La crisi del nostro rapporto è iniziata a Natale del 2020 – ha raccontato Victoria in aula, che è parte civile nel processo -. Da subito, però, lui si è dimostrato gelosissimo. Mi ha cancellato l’account Facebook, ha preso le mie password e ha scritto ai miei amici maschi per allontanarli». Quando il loro rapporto ha iniziato ad incrinarsi, il compagno ha cominciato a riprendere le sue cose dalla casa di proprietà della donna dove convivevano per tornare a casa sua. «Si riprendeva pure gli elettrodomestici, ma poi tornava da noi e io lo perdonavo». Fino a quando lui non ha cominciato ad avere una strana fissazione. «Si era messo in testa che mia figlia maggiore, che aveva 15 anni, fosse cicciona – racconta sempre Victoria -. Le diceva “hai il culo più grosso di una barca” e così lei ha cominciato a fare la dieta e la cyclette in casa. Una sera le ha spinto la testa nel piatto di brodo con i tortellini». A Victoria, invece, il compagno le diceva: «Se non ci fossi stato io, tu staresti ancora sotto un ponte». Chi provvedeva alla spesa di casa, però, era lei. In aula, il difensore dell’imputato ha mostrato una lista di estratti conto per chiederle se anche il suo compagno le abbia dato dei soldi. Si parla di due bonifici da poche centinaia di euro che “forse in una convivenza potevano starci”, ha ribadito la 42enne. La rottura vera, però, è arrivata quando Victoria, ad aprile del 2021, ha deciso di chiudere quella storia.

Da quel momento sono iniziate le telefonate e i messaggi anche con le minacce di fargli togliere i figli. «Quando gli ho bloccato il numero sono iniziate le chiamate anonime, anche cento al giorno e pure all’una di notte», ha detto la 42enne.

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