Truffa alla Asl e falso: primario rinviato a giudizio. Condanna per un'operatrice sanitaria, patteggia informatore scientifico

Vincenzo Di Egidio affronterà il processo a febbraio: il dirigente medico si è sempre detto innocente. L'azienda sanitaria parte civile

Truffa alla Asl e falso: primario rinviato a giudizio. Condanna per un'operatrice sanitaria, patteggia informatore scientifico
di Teodora Poeta
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Martedì 3 Ottobre 2023, 10:31

Andrà a processo il prossimo febbraio, accusato di una presunta truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico, l’ex primario del reparto di Radiologia dell'ospedale Mazzini di Teramo, Vincenzo Di Egidio, rinviato, ieri, a giudizio nell’ambito di una maxi inchiesta che avrebbe portato a scoprire un vero e proprio «scandalo» sanitario così com’è stato definito dagli stessi magistrati in aula. Condannata, invece, con il rito abbreviato, per le stesse ipotesi di reato, ad un anno e 4 mesi, Tiziana Di Natale, all’epoca dei fatti operatrice di reparto addetta alla compilazione delle richieste di reintegro/scarico dei dispositivi medici utilizzati nel corso degli interventi finiti sotto la lente della magistratura, mentre ha patteggiato la pena ad un anno e 4 mesi Bruno Di Domizio, nella sua veste di informatore scientifico e rappresentante di zona di una società farmaceutica fornitrice dei dispositivi medici che venivano impiegati nell’Uosd di Ragiologia interventistica del Mazzini.


Non luogo a procedere, così come chiesto anche dall’accusa, infine, per altri due agenti di commercio di due diverse società farmaceutiche (una di loro è recentemente venuta a mancare, ndr). Si tratta di una complessa vicenda nata da un’iniziale segnalazione interna dell’ufficio antifrode e anticorruzione della Asl alla direzione aziendale che ha poi portato gli inquirenti a sostenere, in pratica, che la Asl nel periodo di riferimento, da fine 2016 al 2018, avrebbe pagato dispositivi medici del costo variabile dai 500 fino ai 12mila euro a pezzo perché impiantati in pazienti operati, ma in realtà mai utilizzati. Autore materiale sarebbe stato Di Domizio, ammettendolo in fase di interrogatorio, e spiegando il meccanismo dell’alterazione dei frontespizi, con il presunto beneplacito - da provare ora al dibattimento - di Di Egidio, come sostiene l’accusa il quale, tuttavia, non ne avrebbe tratto alcun beneficio economico.

Una condotta che avrebbe portato a sottrarre alle casse della Asl un importo di 300mila euro, ideata, organizzata e realizzata concretamente, com’è stato evidenziato in aula dalla stessa accusa, ieri, in fase di udienza preliminare e dei riti alternativi, all’interno di una struttura ospedaliera attraverso la strumentalizzazione di delicati interventi chirurgici in cui era in gioco la vita di numerosi pazienti.

Di Egidio, che oggi è primario a Pescara e che al termine dell’udienza ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione, è l’unico che potrà adesso in dibattimento dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati dopo essersi sottoposto, nella precedente udienza davanti al gup Claudia Di Valerio, all’interrogatorio e aver risposto per ore a tutte le domande dei pm titolari dell’inchiesta, Stefano Giovagnoni e Silvia Scamurra. Parti civili già costituite sono la Asl e Cittadinanza attiva, rappresentate dagli avvocati Laura Clementi e Mimmo Giordano. Mentre il collegio difensivo è composto dagli avvocati Guglielmo Marconi, Gianfranco Iadecola, Antonio Di Bitonto, Raffaele Di Tillo e Federico Quartecchia.
 

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