Fine vita, Di Giustino fa staccare le macchine: era malato di distrofia muscolare

Fine vita, Di Giustino fa staccare le macchine: era malato di distrofia muscolare
di Mauro Di Biagio
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Venerdì 5 Gennaio 2024, 07:51

Il teramano Mauro Di Giustino, 57 anni, dipendente Asl e dall’età di 18 anni in carrozzina a causa della distrofia muscolare, è morto il 4 dicembre scorso al Policlinico Gemelli di Roma. Lo teneva in vita un macchinario di ventilazione. Con la legge sul “fine vita” (219/2017) ha potuto scegliere, manifestando la sua volontà alla struttura sanitaria (e al Comitato etico) di rinunciare a questo tipo di cura in caso di grave malattia.

«Ha posto fine alle sue sofferenze indicibili, soprattutto negli ultimi tempi, non era più vita quella» dice la sorella gemella, Antonella, che ricorda come Mauro non camminasse dalla maggiore età. «Il peggioramento è iniziato nel 2020: aveva subito una tracheostomia e passava la notte attaccato ad un’apparecchiatura che provvedeva alla ventilazione polmonare per via del muco che ristagnava. “Non passano mai le ore”, mi raccontava Mauro» prosegue Antonella, una vita accanto a lui.

«Gli ho chiesto “resisti”, ma non ce la faceva più - dice la sorella - e vista anche la situazione familiare, con papà che sarebbe morto il 31 dicembre, dopo i postumi di una seria patologia e mamma altrettanto sofferente. L’hanno sedato il 4 dicembre, poi hanno cambiato la taratura della ventilazione da cui dipendeva, pian piano si è spento senza sofferenza, erano le 11 di mattina. Abbiamo rispettato la sua volontà, perché accanirsi così su un essere umano che soffre».

Ora Mauro è stato cremato, l’urna è a casa di Antonella. «Mi sento sollevata per lui» dice a un mese dalla morto: «Solo un po’ di melanconia».

Dell’intenzione di farla finita, Mauro aveva anticipato qualcosa sui social giugno scorso: «Dopo gli ultimi miei eventi chiedo informazioni sul suicidio assistito (poi ha scelto il fine vita, ndr), grazie» aveva postato su Fb. Ora Antonella si è ripromessa di pubblicizzare la legge 219/2017 («la gente non la conosce», dice) che, oltre a contemplare il testamento biologico, riconosce al paziente il diritto di rifiutare una cura anche quando a tale decisione consegua la morte, la cosiddetta eutanasia passiva. Mauro ha lavorato per 20 anni alla Asl di Teramo. «Era felicissimo di aver vinto il concorso», ricorda la sorella. Poi l’aggravamento e, da maggio scorso, il trasferimento prima ad Ancona, poi a Veroli e Roma. A gennaio 2023 l’iscrizione anche all’associazione di Luca Coscioni e la volontà di farla finita: «“Non posso mangiare né bere, non è vita questa”, mi disse». Al Nemo del Gemelli, il medico Mario Sabatelli riferì a Mauro: «La scelta è tua, solo tu sai cosa provi, noi lo possiamo solo lontanamente immaginare». Nel giorno della sua scomparsa l’hanno salutato, oltre che Antonella, anche gli amici teramani: Vincenzo Misuraca (« Mauro per morire ha voluto aspettare il suo arrivo», dice) e sua sorella Pina.

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