Giocatrice di pallamano scappa dall’Afghanistan e a Teramo realizza i suoi sogni: studia Economia e presto sarà mamma

Naheda ha iniziato a giocare all’età di 14 anni e ha avuto una rapida ascesa grazie al suo impegno e alla sua bravura, poi i talebani le hanno impedito di andare a scuola e fare sport

La squadra di pallamano
di Agostina Delli Compagni
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Giovedì 22 Giugno 2023, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 09:10

Naheda è una giovane e talentuosa pallamanista di 22 anni che un anno fa scappa dal regime talebano nella sua terra d’origine, l’Afghanistan, e trova una seconda casa  a Teramo. Nel suo passato Naheda colleziona tanti trofei. Inizia a giocare all’età di 14 anni e vive una rapida ascesa grazie al suo impegno e alla sua bravura. Partecipa infatti a molti campionati, non solo in Afghanistan ma in diversi paesi asiatici, e ottiene dei secondi e terzi posti all’estero. A Naheda, infatti, le brillano gli occhi quando parla della sua ex squadra di pallamano. Insieme ad altre quattro compagne, infatti, il 4 giugno 2022 prende un aereo che la porta all'aeroporto di Fiumicino e poi ad Isola del Gran Sasso, in Abruzzo.

 

La vita di Naheda cambia totalmente ad agosto 2021, quando i talebani si insediano definitivamente in Afghanistan. Dalle vittorie e le soddisfazioni ottenute nella sua attività sportiva agonistica, in poco tempo Naheda non può più praticare la sua amata pallamano né tantomeno studiare. Il regime talebano vieta, infatti, che le donne facciano sport, che studino ed esercitino qualsiasi forma d’arte. A loro è solo “concesso” frequentare la scuola primaria.

Un paradosso per una giovane come Naheda, piena di sogni e di progetti da concretizzare. «Abbiamo smesso di giocare - spiega Naheda - con l’avvento dei talebani. Erano giorni davvero complicati e mi mancano tanto le nostre gare ma, lontano dal regime, mi sento più tranquilla. L’associazione Salam, che mi ha accolto, è davvero un luogo speciale per noi. Da un po’ le mie compagne di squadra hanno scelto, in completa libertà, di trasferirsi in altre città d’Italia».

 

Naheda è una ragazza determinata e lavora sodo per creare il suo futuro. È iscritta al secondo anno del corso di laurea triennale di Economia all'Università di Teramo. «Ho trovato - aggiunge Naheda - un ambiente inclusivo e costruttivo. Devo ringraziare in particolare le professoresse Fiammetta Ricci e Noemi Pace che mi seguono costantemente e mi aiutano ogni giorno. Entrare in un contesto universitario non era facile e scontato: per molte donne come me che vivono ancora in Afghanistan lo studio resta solo un sogno. Le docenti mi supportano con dei libri di testo in inglese e nell'organizzazione dei miei studi. Frequentare l’Università per me è un grande privilegio. In futuro vorrei proseguire con una laurea magistrale e intraprendere un dottorato. Mi piace molto studiare e insegnare. In Afghanistan ho avuto un’esperienza in una scuola primaria, è stata davvero formativa. Non escludo nemmeno l’ipotesi di lavorare in un'azienda come amministratrice economica».

 

L’Italia ha permesso inoltre a Naheda di scegliere il proprio marito in completa libertà e di vivere il suo desiderio di maternità. «Ho avuto la fortuna di conoscere Ghafar - racconta Naheda - durante questo corridoio umanitario dell'associazione. È, come me, uno studente afgano di economia all’Università di Teramo. Grazie a lui, che è stato il mio garante per poter partire, sono potuta entrare in Italia. La mia famiglia aveva infatti molta paura quando ho deciso di lasciare l'Afghanistan. Ci siamo sposati ad agosto dello scorso anno e tra un mese partorirò nostra figlia all’ospedale di Teramo. Spero di trovare un ambiente accogliente e pieno d’affetto, come nella nostra associazione». Non mancano i momenti di nostalgia nella vita di Naheda. «Chiunque vive - sottolinea Naheda - lontano dalla propria patria sente la mancanza della propria famiglia d’origine. In Afghanistan ho lasciato mio padre e i miei fratelli. Subito dopo il mio arrivo in Italia, purtroppo, ho subito un grande dolore: la perdita di mia madre».

 

Le attività svolte da associazioni come Salam di Pretara permettono a ragazze come Naheda e le sue amiche di non perdere l’incomparabile entusiasmo dei vent’anni, di studiare e di guardare concretamente a un domani senza l’ombra della paura. «Senza l’aiuto - conclude Naheda - di Simona Fernandez, la presidente dell’associazione Salam, non avremmo potuto studiare e le siamo enormemente grate. Ho avuto anche la possibilità di girare un po’. Sono stata a Roma, a L'Aquila e a Bologna. Il mio posto preferito qui è l’Anfiteatro romano di Teramo, un luogo splendido e il mio piatto preferito italiano è la pasta. Non potrei vivere più senza».

 

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