Coppia di donne con una figlia in fuga dal Venezuela: «Continue minacce, nessun futuro». Ora vive a Teramo

«Nel nostro Paese era inimmaginabile che nostra figlia potesse uscire senza incorrere in pericoli. Lì le ragazze vengono sequestrate anche per sfruttamento sessuale

Coppia di donne con una figlia in fuga dal Venezuela: «Continue minacce, tanta paura senza un futuro»
di Agostina Delli Compagni
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Lunedì 19 Giugno 2023, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 15:20

Estewj, 34 anni, e Grecj, 33, sono una coppia Lgbt venezuelana di commercianti che lo scorso novembre, insieme alla figlia di 15 anni, scappano da Ciudad Guayana e sono ospiti dell’associazione Salam di Pretara, una frazione del comune di Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo, perché nel loro Paese rischiano la loro vita ogni giorno, un luogo in cui difficile sopravvivere con le proprie forze a causa della crisi economica e sociale e della delinquenza.

«La situazione - spiega Grecj - da noi è  intollerabile. Nel 2021 io e la mia compagna apriamo un negozio di alimenti tutto nostro, è un settore che amiamo molto. Prima lavoravo per un’impresa di costruzioni e con i soldi del mio trattamento di fine rapporto iniziamo questa attività. Siamo state costrette ad abbassare i prezzi per il basso potere d’acquisto. Ad un certo punto il nostro stipendio a stento bastava per pagare i costi del locale e non era sufficiente per vivere. Lì la criminalità organizzata impone il versamento di un’ingente quantità di soldi settimanali altrimenti forzano la serratura delle attività e picchiano i commercianti. Dopo le continue minacce decidiamo di partire. La cosa peggiore che ho vissuto è il suicidio di un parente per estorsione. Quella è la molla che ci spinge a prendere il primo aereo. In quel momento ho capito che dovevamo andare via e alla svelta. Non volevamo far crescere nostra figlia senza un futuro. Due giorni dopo il nostro arrivo in Italia un nostro amico commerciante di 38 anni è stato ucciso a casa sua, di fronte alla sua famiglia, per non aver pagato il pizzo. Ora la moglie e il figlio sono scappati dal Venezuela e vivono in Spagna».

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A novembre dello scorso anno questa famiglia venezuelana arriva a Milano. Poi Alessandra, un’amica di Milano che lavora nell’organizzazione non governativa Intersos, le mette in contatto con l’associazione Salam e il 2 dicembre arrivano a Pretara. Qui la settimana di Estewj e Grecj è densa di impegni. Dal lunedì al giovedì sono coinvolte nei progetti dell’associazione Salam come la produzione di formaggi, miele e l’allevamento di lumache. Il venerdì e il sabato seguono le lezioni del primo anno all’Università di Teramo, alla facoltà di Biotecnologie: il 7 luglio discuteranno la loro tesina.

La domenica, invece, è dedicata al riposo e alla famiglia. «L’Università di Teramo - aggiunge Grecj - è molto bella e ci piace tanto. Ho avuto la possibilità di seguire l’Università in Venezuela, ma la tecnologia e l’innovazione che c’è a Teramo non l’avevo mai vista prima. I professori sono disponibili, spiegano con cura gli argomenti e ci tengono che noi capiamo, infatti parlano anche in spagnolo ed inglese. Siamo interessate ad apprendere e a migliorare le nostre possibilità affinché questa opportunità abbia un riscontro positivo per il nostro futuro e quello di nostra figlia». Estewj e Grecj sognano di investire le loro conoscenze nel settore degli alimenti.

La figlia 15enne  ha frequentato la terza media ad Isola del Gran Sasso. Lì ha scoperto cosa significa essere libera di uscire con le amiche, andare in gita scolastica e organizzare una giornata al mare in compagnia. «Nel nostro Paese- racconta Grecj- era inimmaginabile che nostra figlia potesse uscire senza incorrere in pericoli. Lì le ragazze vengono sequestrate anche per sfruttamento sessuale. Isola del Gran Sasso per noi è un sinonimo di libertà. Lei ancora ci dice continuamente dove sta andando perché in Venezuela era rischioso fare anche le cose più semplici, come trascorrere un pomeriggio in compagnia di amici. È ancora impacciata ma la vedo serena. Non immagini quanto sia importante per noi».

A Pretara Estewj, Grecj e la figlia vivono nella tranquillità di un paesino e stanno bene. «Ringrazio questo Paese -conclude Grecj- per farmi sentire inclusa, parte di una famiglia. Non abbiamo mai sentito addosso fenomeni di contrarietà ma ci siamo sempre sentite accolte. Venendo da un luogo non abitudinario, quello che mi piace qui è che le persone possano ripetere quotidianamente le stesse azioni. Noi, a causa della delinquenza, non possiamo prenderci il lusso di un caffè o di frequentare dei luoghi di socializzazione, direi che è praticamente impossibile. L’Abruzzo mi ha dato anche questo e sono profondamente grata alla vostra terra. Ad Isola le persone sono gentili e cordiali con noi. Ci sentiamo davvero fortunate».

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